Immaginare, raccontare, diventare… per il futuro del nostro pianeta

Intervista a Sara Segantin, attivista ecologista, tra le fondatrici di “FridaysforFuture” in Italia, è anche scrittrice e cura una rubrica in tv su “Geo&Geo”

Sara Segantin FFF Trieste

Sara Segantin sul palco del neonato “FridaysforFuture” italiano a Trieste nel 2019

Riceviamo e pubblichiamo questa intervista realizzata dalla storica collaboratrice delle nostre testate giornalistiche Marina Mannucci, impegnata recentemente a seguire il dibattito sull’emergenza climaticata e la tutela dell’ambiente in convegni, conferenze e seminari in varie città italiane. A Ravenna ha seguito da vicino anche la discussione sulle trivellazioni offshore e il progetto Eni di stoccaggio della CO2. Protagonista della conversazione è Sara Segantin, una delle giovani italiane più impegnate in campo ecologico e tra le fondatrici del movimento italiano di FridaysforFuture (vedi biografia in fondo all’articolo).

Sara, prima di rivolgerti alcune domande, puoi segnalarmi qual è il tema sul quale, a tuo avviso, è più urgente parlare, informare, partecipare…
«È indispensabile parlare e impegnarsi sul tema della solidarietà climatica. I cambiamenti climatici coinvolgono una complessità di variabili ambientali e sociali che si intrecciano in maniera inestricabile in un ricorrente rapporto causa-effetto: dall’innalzamento delle temperature e dalla perdita e la dissoluzione dei servizi ecosistemici, all’impoverimento dei suoli e all’accaparramento delle risorse, fino ai conflitti, alle prevaricazioni sociali e alle persecuzioni politiche, etniche e religiose. Questi contenuti complessi per essere accessibili a tutti devono essere comunicati anche attraverso storie, perché gli esseri umani sono costruttori di storie e le storie aiutano il dialogo e la comprensione delle realtà in cambiamento. Le storie permettono di mettere insieme l’oggettività fattuale della scienza con l’emotività e la soggettività delle persone. Per raccontare la crisi climatica e raggiungere obiettivi concreti è importante usare un linguaggio appropriato, imparare a chiamare le cose con il loro nome, accettarle e quindi affrontarle. Le parole devono essere in azione e per l’azione, mai fine a se stesse».

Sara Segantin Y4C Milano

Sara Segantin con Vanessa Nakate al Young4Climate di Milano (settembre 2021, foto Giovanni Mori)

Qual è la storia del movimento internazionale spontaneo e pacifico di FridaysforFuture?
«A seguito delle proteste di Greta Thunberg di fronte al parlamento svedese contro “la mancanza di azione per la crisi climatica” è nato il movimento FridaysforFuture che si è esteso fino a sfociare nella movimentazione globale del 15 marzo 2019 che ha visto come protagonisti ben oltre 1,5 milioni di studenti in 2.083 luoghi, in 125 paesi di tutti i continenti. Si tratta di un immenso incontro in rete, di persone di diverse provenienze e origini che prima erano isolate e si sentivano impotenti; allo sciopero mondiale per il futuro del settembre 2019 hanno partecipato 7milioni e 600mila persone. La visibilità ha permesso a individui di tutto il mondo di conoscersi, di far nascere delle amicizie. L’amicizia per le ragazze e i ragazzi ha sviluppato un nuovo spirito di gruppo. Sono nate tante belle storie di incontri anche tra persone oltr oceano che hanno messo a confronto prospettive diverse. L’andare in piazza ha sviluppato un senso civico anche in piccole realtà. In Italia, spesso, le forti attività sociali si sviluppano più al nord, sia per il tessuto formativo che per un migliore accesso alla mobilità e ai servizi. Là dove l’accessibilità agli incontri è favorita, è più semplice anche costruire quella socialità che permette di tener duro. Ne è lo specchio la prima attivista del FridaysforFuture in Uganda, Vanessa Nakate, che nel 2019 ha avviato uno sciopero solitario di protesta contro gli effetti del cambiamento climatico nel suo paese. Ha fondato il Rise up Climate Movement e promosso la campagna per la salvaguardia della foresta pluviale della Repubblica Democratica del Congo. Spesso a parlare di clima e occuparsi della complessità di questi temi sono principalmente persone iper-formate; è molto importante intervenire sull’istruzione, sulla cultura, sull’emancipazione per un accesso universale alla conoscenza. Io sono stata nel gruppo dei fondatori di FridaysforFuture in Italia ed è un’esperienza che vivo con grande entusiasmo, consapevole che non è con una manifestazione in piazza che si cambia il mondo. Si deve tenere conto di ciò che dicono gli esperti, gli scienziati. Deve esserci un dialogo tra generazioni: si deve andare nel profondo per cambiare il nostro modo di stare al mondo».

Sara Segantin Glasgow

Sara Segantin con Giovanni Mori alla conferenza mondiale sul clima di Glasgow nel novembre 2021

Cosa ne pensi dell’invito ai movimenti ambientalisti da parte del Ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani di smettere di protestare e passare alle proposte?
«Cingolani è un tecnico che ha scelto una visione economico-sociale che parte dalla premessa di una crescita infinita. Il confronto si apre sulle premesse; una crescita esponenziale non può continuare all’infinito in un mondo finito, si tratta di un disaccordo con una percezione corretta del mondo e della natura. L’unica premessa può essere un cambio di paradigma che favorisca una reale prosperità. Sono necessarie politiche che stabiliscano limiti ambientali, che contrastino il consumismo e le disuguaglianze e che correggano il modello economico attraverso l’uso di indicatori diversi dal Pil. I movimenti avanzano proposte che pongono l’attenzione sulla complessità dei temi ambientali che non possono e non devono essere affrontati come problemi accessori; lo sviluppo economico, da elemento fondante della società, deve essere ridimensionato all’interno di un quadro più ampio».

Per i movimenti ambientalisti qual è il livello di mediazione accettabile sul quale è possibile convergere?
«La mediazione sta nel riconoscere la complessità e l’emergenza, per poi trovare un modo d’agire la realtà senza lasciare nessuno indietro. Ci deve essere una concretezza su cui radicare le grandi scelte tenendo conto anche della necessità di operare in tempi brevi».

Cosa ne pensi del progetto di cattura e stoccaggio della CO2 a Ravenna (CCS)?
«La cattura e stoccaggio è un processo di confinamento geologico dell’anidride carbonica e casi come quello di Ravenna rischiano di essere atti di distrazione di massa sui temi ambientali; non vi sono al momento le condizioni tecnologiche necessarie per rendere questi impianti realmente utili e non rappresenta un’opzione significativa nella strategia di decarbonizzazione nella quantità e nei tempi richiesti. Si rischia, perciò, di disperdere attenzione e soldi che dovrebbero essere utilizzati per una reale transizione ecologica. Magari tra 50 anni potrà essere usato, ma non qui e ora».

Sara Segantin, laureata in Lingue e letterature straniere, ha un Master in Comunicazione della Scienza alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste ed è una delle fondatrici di FridaysforFuture in Italia.
È autrice di Alika (Fanucci Editore, 2019), con Alberto dal Maso di STEPS. Giovani Alpinisti su antichi sentieri (Club Alpino Italiano, 2020) e di Non siamo eroi (Rizzoli, Fabbri Editori, 2021), un romanzo sul pianeta in pericolo e su cosa si può fare.
Dal febbraio 2021 Sara cura, per la trasmissione tv
Geo&Geo, la rubrica “Immaginare, raccontare, diventare” dedicata a storie di giovani, intrecciate a tematiche dell’arte, della scienza, del turismo sostenibile e della gestione degli animali nei parchi naturali. Come inviata di Geo&Geo, Sara era presente anche all’evento Youth4Climate Driving Ambition, tenutosi a Milano nel mese di settembre, durante il quale 400 giovani provenienti dai 197 Paesi membri dell’UNFCCC (Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici) hanno elaborato proposte sulle questioni che riguardavano l’agenda climatica e le negoziazioni della Pre-COP26 e, nel mese di novembre, con collegamenti in diretta da Glasgow è entrata nel vivo degli scenari dei cambiamenti climatici. Sara è ambasciatrice di “Medsea”, fondazione con base a Cagliari, che dal 2015 porta avanti importanti progetti di conservazione e sviluppo sostenibile delle aree marine e costiere, in Sardegna e nel Mediterraneo.

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