Mani al cielo sull’ultimo traguardo della carriera, la favola del gregario Marangoni

In Giappone il 34enne passista di Cotignola ha conquistato il primo successo in dieci anni nel giorno dell’addio ai professionisti: «Dedicata a nonno Renzo che mi mise sulla bici e alla mia ragazza Lisa che mi ha sempre sostenuto»

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Dalla pagina Facebook di Alan Marangoni

È finita nella maniera più bella, con il coronamento di un sogno, la vita da gregario di Alan Marangoni. A 34 anni, gli ultimi dieci dei quali trascorsi nei professionisti, il ciclista di Cotignola ha deciso di appendere la bicicletta al gancio e nell’ultima corsa è arrivato il primo successo personale in assoluto. «Mi sono ritirato come nemmeno avrei potuto sognare – racconta il ragazzo cresciuto a pane e tubolari nelle strade della campagna ravennate, protagonista di una carriera senza macchie – con il primo posto al Tour di Okinawa, in Giappone, il 10 novembre. Se da una parte è vero che si tratta di una gara minore, è però anche vero che un successo resta sempre un successo».

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Dalla pagina Facebook di Alan Marangoni

Portando un’emozione unica, giusto?
«Sì, davvero speciale. La vittoria è stato il frutto di una giornata perfetta, come mai in carriera mi era capitato. Sono entrato nella fuga giusta, a trenta chilometri dall’arrivo, con il gruppo che però nel finale si stava avvicinando. In passato avrei peccato di generosità, “tirando” per portare al traguardo i fuggitivi, invece questa volta ho giocato d’astuzia, risparmiando energie per la volata conclusiva. E sono finalmente riuscito a coronare un sogno, regalandomi una gioia immensa».

Qualche dedica speciale?
«A mio nonno Renzo, che da sette anni mi guarda da lassù. È lui che mi ha messo sulla bicicletta, seguendo i miei primi passi fino all’approdo ai professionisti. E alla mia ragazza, Lisa, che mi ha sempre sostenuto. Mi è sempre stata vicino, anche quando ero lontano da casa a causa delle competizioni in giro per il mondo».

La vittoria all’ultima gara non è che le fa cambiare idea?
«No, anzi. A maggior ragione, chiudere così è stato il modo più bello. Inoltre questa è stata una stagione travagliata, caratterizzata da tanti problemi. Basta fare sacrifici, che tra l’altro non vengono nemmeno premiati dal punto di vista economico. Meglio guardare avanti».

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Dalla pagina Facebook di Alan Marangoni

Resterà nel mondo della bicicletta?
«Sì, ma non come tecnico. A metà dicembre inizierò una nuova esperienza nel settore della comunicazione, lavorando per un network sul ciclismo. Mi piace come opportunità, mi sento più adatto a questo, più che a lavorare sul campo. Non posso dire altro, in quanto è un progetto in partenza che sarà presentato tra poco».

Come è nata la passione per le due ruote?
«Sono cresciuto in una famiglia di ciclisti. Oltre a mio nonno, anche mio padre correva e ho voluto portare avanti la tradizione. Dai 9 ai 16 anni ho fatto la trafila giovanile nella Cotignolese, poi a 17 e 18 ho vestito la maglia della Rinascita Ravenna, che è stato il mio trampolino di lancio verso i dilettanti».

Come è stata la sua esperienza nei dilettanti?
«Bella e piena di soddisfazioni. Nel 2006, infatti, ho vinto il campionato italiano a cronometro, categoria Under 23. Ero tra i primi dieci ciclisti dilettanti nel Paese».

Ma la grande chiamata non arrivava. Come mai?
«Io ci speravo, ma per un motivo o un altro il mondo dei professionisti non si apriva. Mi è andata bene nel 2009, quando ormai mi ero quasi rassegnato e non ero più giovanissimo. Mi chiamò Revereberi, anche perché in quel periodo c’erano stati numerosi ciclisti squalificati. Io fui scelto in quanto godevo di buona fama».

Alan Marangoni

Dalla pagina Facebook di Alan Marangoni

Quali sono state le sue soddisfazioni maggiori?
«Di sicuro partecipare alle grandi corse a tappe: Tour de France, primo romagnolo a tredici anni di distanza da Pantani, Giro e Vuelta. Contribuire ai successi di squadra, in particolare di Sagan. Anche piazzarmi per due volte terzo nella cronometro individuale tricolore. A un certo punto, nel 2011, ero nell’orbita anche della nazionale, sempre per le gare contro il tempo, ma alla fine Bettini non mi chiamò. Infine la vittoria di qualche settimana fa in Giappone, che ha rappresentato la classica ciliegina sulla torta».

E le delusioni?
«Una su tutte, nel Giro d’Italia nel 2015, nella tappa che arrivava a Forlì. Eravamo in quattro, tra cui anche Montaguti, che giocava in casa. Io e lui siamo amici, ma nella volata non ci siamo capiti e abbiamo buttato via la vittoria, beffati da Boem. Mi è mancato solo un pizzico di energia in più e ce l’avrei fatta».

Il suo bilancio, quindi, è positivo?
«Sì, molto. Penso di aver fatto una bella carriera da gregario. Quando adesso parlo con i giovani, auguro loro di vivere le mie stesse esperienze ed emozioni. Di questi tempi, infatti, è sempre più difficile trovare una squadra e poter diventare professionisti».

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Dalla pagina Facebook di Alan Marangoni

Cinque volte al Giro, un Tour, una Vuelta e 6 Parigi-Roubaix
Nato a Lugo il 16 luglio 1984, ma da sempre residente a Cotignola, Alan Marangoni cresce nella Cotignolese, dove corre fino a 16 anni, per poi trasferirsi nella Rinascita Ravenna, dove resta fino ai 18. Nel 2003 compie il primo salto nei Dilettanti, passando alla CT Eternedile, mentre nel 2006 va alla Coppi-Gazzera Videa, dove resta tre anni. Nel 2005 vince il campionato italiano nell’inseguimento individuale su pista, nel 2006 si aggiudica il titolo tricolore Under 23 nella gara a cronometro e partecipa a Strasburgo al campionato del mondo su strada, stessa categoria, giungendo 21°. Nel 2009 il grande approdo nel mondo dei Professionisti nel CSF Group Navigare, dove resta un anno, per trasferirsi nel 2010 alla Colnago, nel 2011 alla Liquigas, nel 2013 alla Cannondale e nel 2017 alla Nippo-Vini Fantini, il suo ultimo team. Nel 2011 e nel 2014 vince la medaglia di bronzo nel campionato italiano a cronometro. Partecipa a cinque edizioni del Giro d’Italia (‘10 , ‘11, ‘13, ‘14 e ‘15), a una della Vuelta di Spagna (‘11) e a una del Tour de France (‘13), ma anche a quattro Milano-Sanremo, a cinque giri delle Fiandre e a sei Parigi-Roubaix. Una sola vittoria in carriera, nell’ultima gara disputata il 10 novembre 2018 al Tour de Okinawa, in Giappone.

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