«Raul si è fatto una plastica facciale e vive in Brasile»

Tra aneddoti e complottismo, uno spaccato dei ricordi della gente sull’imprenditore raccolto dall’autore del recente volume Icarus

Fotovia

Via Raul Gardini è stata inaugurata nel 2003 in centro a Ravenna

Da molti anni la storia di Raul Gardini mi ossessiona per la sua vertiginosa unicità. Un uomo che tocca le stelle con la punta delle dita e poi precipita nell’abisso. Pensavo che pubblicare Icarus. Ascesa e caduta di Raul Gardini (Minimum fax) sarebbe stato il mio modo di congedarmi da questa vicenda e chiudere i conti con Raul. Avevo sbagliato i calcoli. Da due settimane sto girando l’Italia per presentare il libro, e dopo ogni incontro c’è sempre qualcuno che mi si avvicina per raccontarmi storie su di lui. Ecco alcune delle storie che questi lettori mi hanno raccontato:

«Con un gruppo di operai ho lavorato al restauro di Ca’ Dario, il palazzo che Gardini aveva comprato a Venezia. Visto che da molti anni era disabitata, per via della tetra leggenda che la circondava, c’era molto da fare. Mentre sistemavamo gli stucchi al piano terra, all’ultimo piano c’era Gardini. All’ora di pranzo presi la schiscetta – che era di metallo rosso – e mi sedetti a terra assieme agli altri. In quel momento si aprì la porta ed entrò lui. Subito ci alzammo, ma lui ci fece cenno di rimanere comodi, e aggiunse che era venuto per pranzare con noi. Ci aveva portato ogni ben di Dio. La cosa ci stupì, ma lui disse che essendo a casa da solo preferiva stare in compagnia, e cominciammo a parlare. A un certo punto indicò la mia schiscetta e fece: ‘bello quel rosso, come si chiama’? Io gli dissi la tonalità e gli chiesi il motivo di quella domanda. Lui rispose: “voglio costruire una barca e non so di che colore farla”. Quando vidi il Moro di Venezia del colore della mia schiscetta mi venne un colpo».

«Buonasera e complimenti per il libro, però c’è una cosa che ha scritto che mi pare un po’ esagerata. A un certo punto dice che a Ravenna hanno dedicato una strada a Raul Gardini. Beh, non è molto credibile che intitolino una strada all’uomo che è passato alla storia per la tangente più grande mai pagata in Italia, poi in una città “rossa” come Ravenna. Comunque bel libro».

«In quegli anni ero un’impiegata della Ferruzzi con una piccola scrivania in fondo a un corridoio. Gardini l’ho visto solo due volte nella mia vita, e la seconda volta mi chiamò per nome. Mi ha reso veramente felice. In mezzo a tante centinaia di impiegati si ricordava il mio nome. Penso che ricordasse i nomi di tutti. Tanto basta a capire che tipo fosse».

«Io lavoravo per Serafino Ferruzzi. Ora lei deve scrivere un libro su Serafino Ferruzzi. È lui il vero eroe della storia, quello che ha creato un impero dal niente. Aveva iniziato facendo il birocciaio ed era diventato più ricco di Agnelli! Gardini è quello che in poco tempo ha distrutto tutto. L’anno prossimo saranno i 40 anni dalla morte di Ferruzzi, voglio vedere quanti concerti gli dedicheranno».

«Atterrava in cortile in elicottero. Mi ricordo che in quegli anni c’era un via vai di elicotteri che sembrava di essere a New York. Si diceva che nella sua villa in via D’Azeglio ci fosse anche una piscina olimpionica. Adesso con la visione satellitare di google maps finalmente ho controllato. La piscina c’è, ma non è proprio olimpionica, sarà al massimo 15 o 20 metri».

«Io so la verità. Non l’ho mai detta a nessuno, perché avevo paura, ma a lei la posso dire. Raul Gardini non è morto. Hanno fatto trovare il corpo di un poveraccio qualsiasi e lo hanno fatto sparire. È scappato in Brasile. Si è fatto una plastica, lo ha operato il famoso chirurgo plastico Ivo Pitanguy, se lo ricorda? Quello che rifece Niki Lauda e Naomi Campbell. Negli anni ’80 era famosissimo. Gli ha fatto una faccia nuova di zecca. Irriconoscibile. Da allora vive in Brasile. Lo sa che in Brasile tutte le macchine vanno a bioetanolo, nessuna a benzina. Esattamente come avrebbe voluto Gardini, crede che sia una coincidenza? E poi ne sono certa perché una mia amica è andata in vacanza a Bahia e lo ha visto con i suoi occhi!».

Chi si è trasferito per certo tra Brasile e Paraguay è invece Carlo Sama, che alcuni giorni fa ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera. Sama, ormai cieco da un occhio, ha voluto raccontare la sua inedita verità. Ha rivelato che lui e Gardini avevano fatto pace, prima che morisse. Secondo Sama fu lui stesso ad avvicinarlo dicendogli: «Raul, non ci divertiamo più se non stiamo insieme». Ed ha aggiunto che Gardini era un «uomo straordinario». L’intervista si conclude con un passaggio memorabile. Sama spiega che se Gardini non fosse morto, oggi in Italia non ci sarebbero gli immigrati. Gardini, infatti, era in procinto di rendere coltivabile la fascia mediterranea del Maghreb. E quel progetto avrebbe dato lavoro a tutti gli africani e nessuno sarebbe più partito per tentare la fortuna in Europa.
Credo che non riuscirò mai a smettere di scrivere questa storia.

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