Marzo, in giro per la via Emilia dei teatri (con deviazione a Ravenna)

I Banquo Accademia Artefatti

“I Shakespeare: I Banquo, I Caliban” dell’Accademia degli Artefatti

Della grande novità teatrale di questo mese si è già parlato in queste stesse pagine. L’arrivo di VIE festival a Cesena segna un’importante discontinuità rispetto alla programmazione passata. Il festival curato da ERT, sotto la direzione di Claudio Longhi, per la prima volta toccherà la Romagna e questo significa essenzialmente due cose: che l’offerta teatrale romagnola andrà probabilmente arricchendosi nei prossimi anni e che la direzione artistica di ERT sta sempre più puntando sull’integrazione virtuosa fra i diversi teatri cittadini, da Modena a Cesena. Una “via Emilia del teatro” che grazie a questo festival ospiterà alcuni grandi protagonisti della nuova drammaturgia contemporanea.
Al Bonci di Cesena, il 3 e il 4 marzo, Gabriel Calderòn, uruguaiano classe ’82, presenterà il suo spettacolo Ex – que revienten los actores. Una commedia che non disdegna incursioni nel genere per fare i conti col passato dittatoriale violento dell’Uruguay, fra collusioni e responsabilità.

Da Cesena ci si sposta fino a Rimini, per approfittare del primo sole marzolino e per assistere al nuovo spettacolo della più incensata drammaturga italiana contemporanea, Lucia Calamaro.
Al teatro degli Atti il 3 marzo va in scena Urania d’agosto, nuovo lavoro prodotto da Sardegna Teatro – ente con cui la Calamaro ha avviato da qualche anno una fruttuosa collaborazione.
Maria Grazia Sughi e Michela Atzeni, dirette da Davide Iodice, s’impegneranno a raccontarci una storia tipicamente calamariana – l’alienazione estiva di una donna ormai anziana – con toni tipicamente calamariani – quella logorrea tra Bernhard e Allen che maschera un vuoto esistenziale, come già era successo ne La vita ferma.

Il Rasi di Ravenna, il 9 marzo, ospita la compagine romana dell’Accademia degli Artefatti, punto di riferimento del teatro indipendente capitolino. Lo spettacolo, I Shakespeare: I Banquo, I Caliban (quella “i” è da leggersi come pronome personale inglese) è stato scritto da Tim Crouch, uno degli esponenti più interessanti del teatro sperimentale inglese, ed è diretto da Fabrizio Arcuri, regista pluripremiato nonché patron del festival Short Theater. Produzione ormai datata (la pièce tiene assieme due episodi di un progetto più esteso che risale alla stagione 2013-2014) lo spettacolo s’incardina sui due personaggi shakespeariani, interpretati da Enrico Campanati e Matteo Selis, intrappolati in un gioco di specchi meta-teatrale sul rapporto fra realtà e finzione.

Infine, per completare idealmente il tour attraverso le quattro principali città romagnole, il 10 marzo appuntamento al Fabbri di Forlì per vedere La mia battaglia, di Elio Germano e Chiara Lagani – sempre che la data non sia già sold out. Le reminiscenze totalitarie sono evidenti fin dal titolo di questo monologo, la cui riflessione corre sul labile confine fra intrattenimento e indottrinamento, populismo ed estremismo, buon senso e schietto autoritarismo. Fin troppo ovvio indicare come una qual sorta di Zeitgeist si debba essere intrufolato nelle penne dei due autori durante la scrittura di questo spettacolo. Mala tempora currunt.

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