Dove rifugiarsi per sfuggire al frastuono demenziale del Natale? In teatro…

Francesco Mandelli

Francesco Mandelli, atteso a Riccione

«Humbug! Ogni idiota che va in giro con il “buon Natale” sulle labbra dovrebbe venire bollito nel suo stesso pudding e sepolto con un rametto di agrifoglio ficcato nel cuore». Ecco, se c’è un luogo scuro e silenzioso dover poter fuggire alle lucine e al frastuono demenziale del Natale, quello è il teatro. In teatro non si mangia, non si parla (magari), non si deve affrontare la folla assetata di regali.

Buone notizie, dunque, per tutti i misantropi come il sottoscritto: le stagioni romagnole entrano nel vivo, e tra dicembre e gennaio la scelta per noi Scrooge è ghiotta. Talmente ghiotta che per motivi di spazio questo baedeker sarà costretto a una selezione feroce e opererà tagli draconiani.

Partiamo dal Bonci di Cesena. Dal 6 al 9 dicembre è in scena il nuovo spettacolo de Le Belle Bandiere, quest’anno alle prese con Brecht. Elena Bucci e Marco Sgrosso firmano la regìa de L’anima buona del Sezuan. Siamo in pieno teatro epico: scritta nel 1943, quest’opera è innervata di materialismo storico e critica al capitalismo. È grande la curiosità di capire come il duo di Russi, maestro della sfumatura, abbia curato la messa in scena di un’opera così quadrata, e di come l’uso delle maschere, tratto dal maestro de Berardinis, si possa integrare con la scrittura brechtiana. Il 12 lo spettacolo andrà in scena, a scenografia ridotta, anche al Comunale di Russi.
Per gli amanti della tradizione, dal 29 al 31 gennaio al Masini di Faenza, l’Arca azzurra porta in scena L’avaro di Molière. La versione, ampiamente rimaneggiata, è quella di uno dei grandi nomi della drammaturgia italiana, Ugo Chiti – per intenderci lo sceneggiatore di riferimento di Matteo Garrone. A vestire i panni di Arpagone sarà Alessandro Benvenuti.

A Ravenna abbiamo tre appuntamenti con altrettanti grandi nomi del teatro italiano contemporaneo. Il 14 dicembre, al Rasi, va in scena Perché sei qui?, terza parte del ciclo Il regno profondo della Socìetas Raffaello Sanzio. Scritto da Claudia Castellucci per la regìa di Chiara Guidi, questo dialogo beckettiano, sospeso ed essenziale, le vede in scena entrambe.
All’Alighieri gennaio si apre con una prima nazionale, Churchill. Dal 10 al 13 Giuseppe Battiston, diretto da Paola Rota, darà vita ad uno dei personaggi più complessi della storia europea. Militaresco, duro e inflessibile, Winston Churchill è stato però anche un raro esempio di integrità morale, nonché un personaggio umanissimo nelle sue debolezze. Battiston sembra l’attore giusto per dare colore a questa tavolozza variegata; incuriosisce vedere come un autore sagace come Carlo Gabardini abbia trattato il soggetto dal punto di vista drammaturgico.
Il 31 gennaio è la volta di uno dei registi più quotati del Bel Paese. Antonio Latella porta in scena Aminta, riscrittura dalla favola pastorale scritta nel 1573 dal Tasso. A lungo ritenuta un semplice divertissement su commissione, l’opera del Tasso nasconde una fitta rete di rimandi alla vita della corte estense. L’adattamento di Latella, curato da Linda Dalisi, rinuncia alla scenografia per affrontare una ricerca attorno alla parola poetica del Tasso.

Arriviamo quindi a Riccione, con un appuntamento meno “istituzionale”. Allo Spazio Tondelli il 7 dicembre va in scena Proprietà e atto. Appuntamento interessante per vari motivi, in primis il fatto che si tratti di un monologo di un autore americano contemporaneo (finalista Pulitzer nel 2005) raramente proposto in Italia. Ma interessa anche vedere come Francesco Mandelli, volto notissimo della televisione (il “nongio”) e al suo debutto assoluto in teatro, indosserà questo monologo guidato dalla regìa di Leonardo Lidi.

Finisco il baedeker citando ancora una volta uno degli spettacoli che più stanno segnando questa stagione teatrale, sebbene la tournée sia iniziata solo a fine ottobre. Davide Enia torna dopo 10 anni in teatro con L’abisso, tratto dal suo romanzo Appunti per un naufragio. Accompagnato da Giulio Barocchieri, Enia si riallaccia alla tradizionale del racconto orale (il cunto siciliano) per raccontare l’ecatombe dei migranti nel Mediterraneo. Molte le occasioni di vederlo in terra romagnola, spesso in luoghi intimi e piacevoli: il 12 e il 13 dicembre al Walter Chiari di Cervia; il 17 al Masini di Faenza; il 25 gennaio al Mentore di Santa Sofia.

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