154 – «Notturne… profanazioni»

Tomba Di Dante Incisione OttocentescaNel luglio 1887 nella gazzetta locale “La Romagna del popolo” uscivano, uno dopo l’altro, due trafiletti dai toni ampiamente polemici. Gli argomenti – gli «orinatoi pubblici» e il «Tempio di Dante» – erano incredibilmente connessi…
«Con qualche sorpresa e con maggior incomodo, molte persone hanno veduto che in molte strade della città sono stati tolti o murati gli orinatoi. Se non erano utili perché si sono messi? E se erano utili perché si sono tolti? Per bacco!». Vista la mancanza di pubblici bagni qualcuno, con il calare delle tenebre, provvedeva in altro modo: «Ogni volta che passiamo dinanzi al Tempio di Dante e l’occhio ci corre al cortiletto, ludibrio di notturne deretane profanazioni, ecc. ecc., ci domandiamo perché non si sia provveduto a porvi di nuovo la cancellata. È tanto tempo che si batte su questo chiodo, ma gli è come gridare al deserto. Una barriera ferreo-spinosa s’è fatta, ma dove? Intorno al giardino pubblico […]. E dove di barriera c’era bisogno, un bel niente. Che i forastieri non corrono mica subito al giardino pubblico, ma al tempio di Dante! Edificante, diranno, quel cortiletto! Va là che meritava proprio l’incomodo di morire a Ravenna».
Che a quei tempi il sepolcro di Dante fosse una «latrina» lo diceva anche Olindo Guerrini nei Sonetti Romagnoli: «E i ravegnani al lume delle stelle/ Vengono poi dal Bugno e coll’orina/Annegano il canton de le Tavelle,/ Indi mi allegran sino alla mattina/Voci alte e fioche e suon di cul con elle/ Sepolcro un cazzo! Quella è una latrina».

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