234 – Dante «fra la terra e il cielo» Nell’ottobre 1936, “Le vie d’Italia” – la rivista mensile del Touring club italiano – pubblicava un articolo di Santi Muratori sulla nuova “zona dantesca” che, a seguito dei lavori eseguiti, diveniva definitivamente la zona del silenzio. Fino a quel momento, infatti, «goffe case private si affoltavano su Braccioforte, e il tanto invocato silenzio continuava ad essere frustrato in mille modi dal traffico che s’incanalava per le vie adiacenti (intitolate a Dante a Guido da Polenta!), e turbato anche di notte dai rumori che uscivano dai “pubblici esercizi” aperti nelle immediate vicinanze». Oltre a descrivere, seppur brevemente, i lavori compiuti attorno al sepolcro del Sommo Poeta, Muratori ricordando la grandezza di Dante sottolineava l’importanza del suo soggiorno ravennate: «La venuta di Dante a Ravenna non è un caso biografico, ma un fatto provvidenziale. In Ravenna Dante non è forestiero, non è un inquilino, non è l’uomo che sbattuto dalle tempeste si rifugia in un porto sicuro. Qui egli è al termine del mondo, fra la terra e il cielo. Dalla cupa carena grave del suo incanto imperiale Dante spicca il volo per la visione suprema. Senza questo asilo di pace e di concentrazione spirituale, senza la protezione del signore guelfo che era anche un poeta e sotto il quale Ravenna continuava a vivere come aveva vissuto molt’anni, è assai probabile, per non dir certo, che la Commedia non sarebbe stata compiuta […]. I fati d’Italia non permisero che la grande opera restasse in tronco». Total0 0 0 0 Approfondimenti sul nostro canale Telegram leggi gli altri post di: Cartoline da Ravenna