Cinque album di cinque cantautori – di Giacomo Scudellari Seguici su Telegram e resta aggiornato Giacomo Scudellari Difficile mestiere quello del cantautore, soprattutto in Italia, dove la forma d’arte canzone ha raggiunto delle vette da far venire le vertigini! Provo quindi ad assemblare una piccola bussola per orientarsi in questa giungla meravigliosa. In ordine cronologico, dagli anni ’70 ai 2000. Francesco De Gregori – Rimmel Capolavoro del 1975, che produce in chi lo ascolta la netta sensazione che difficilmente si potrà scrivere qualcosa di più bello. E, soprattutto, dimostra una volta per tutte che asciugare è molto meglio che stratificare; una chitarra, un contrabbasso, un tocco di pianoforte e poco altro: quando le canzoni ci sono, non serve nient’altro. Alberto Fortis – Alberto Fortis Primo disco del cantore di Domodossola, ma, secondo me, il più interessante. A partire dalla copertina, l’opera è un viaggio surreale, onirico, che si svolge dietro il paravento della realtà. Un po’ come mettere a nudo le cose, i palazzi, e persino i corpi; un po’come perdersi, ma dentro se stessi. Lucio Dalla – Dalla Una cosa è certa: sulla famosa isola deserta porterei come me questo disco. E non solo per la qualità stellare delle canzoni, ma anche per l’Universo che il nostro fa implodere ed esplodere a ogni vibrazione delle sue corde vocali. Da ascoltare quando il freddo ti taglia il fiato, e l’unica strada ti getta nell’acqua bollente. Gang – Le radici e le ali La formazione marchigiana dei fratelli Severini approda all’italiano nel 1991, con questo straordinario cocktail di rabbia, poesia, impegno politico, e sangue da tutte le parti. È considerato, a buona ragione, uno degli album simbolo di quella che ancora si definiva “scena”: mitraglie Clash spianate e una bella dose di vita lasciano il segno sulle generazioni a venire (me compreso!). Alessio Lega – Resistenza e amore Targa Tenco nel 2004 per questo gioiello di musica e di parole. La voce di Alessio (leccese trapiantato a Milano) ruggisce a ogni canzone e spalanca le orecchie a quel senso di umanità che, a volte, dimentichiamo sulla finestra. Più che un disco, un manuale che risuona sotto la puntina dell’anarchia. Alcune ballate sono poi davvero incantevoli: basta mettere su “Straniero” per capire che si è di fronte a un fuoriclasse, che qualcuno definirebbe “in direzione ostinata e contraria”. Total0 0 0 0 Seguici su Telegram e resta aggiornato leggi gli altri post di: Consigli d'autore