Il sorprendente Urali, folk-metal quasi pop

Capisco bene che non possa invogliare all’ascolto descrivere questo album come un disco di folk apocalittico, ispirato dal doom metal, e che parla nei testi (in inglese) «dell’impossibilità di conoscere un essere umano nella sua interezza». Il fatto è che in realtà è pure abbastanza corretta, come definizione. Ma per fortuna c’è dell’altro. Dietro ad alcune chitarre distorte e bassissime che ricordano in effetti certo metal rallentato, si celano in ogni canzone (oltre a struggenti chitarre acustiche) melodie e scelte stilistiche che lo fanno andare in tutt’altra direzione, fin quasi pop verrebbe da dire, facendo diventare questo disco davvero una bella sorpresa nonché forse un unicum perlomeno della scena romagnola che cerchiamo di raccontare numero dopo numero anche in questa nostra rubrica.
Il disco in questione si intitola Persona ed è il secondo lavoro sulla lunga distanza di Urali, progetto del riminese Ivan Tonelli, attuale chitarrista dei Cosmetic. Insieme a lui, in varie vesti, Michael Barletta, Steve Strovmik, Andrea Muccioli e Dimitri Reali, che probabilmente sono riusciti a dare al tutto un tocco ancor più particolare: dalle improvvise percussioni (il resto del disco ne è privo) di “Mary Anne (The Tailor)” alla chitarra acustica addirittura latineggiante di “LZ (A year of living dangerously)” fino ai giochi tra canali di destra e di sinistra di “Frances (A new neighbour)”, ispirati ad Arthur Russell che lo stesso Tonelli definisce come «un genio, non meno dei Beatles, di Bach o Beethoven». C’ha ragione, e anche questa sua dichiarazione conferma la caratura internazionale di un piccolo (nella durata) album da conservare.

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