I nuovi “Solchi” da non perdere di Godblesscomputers

Godblesscomputers Solchi COVER 1440x1440Tra gli album più attesi in Italia (non in Romagna, in Italia) di questa seconda parte dell’anno, annunciato da più parti e a più riprese sul web, esce l’8 settembre Solchi, il terzo disco di Godblesscomputers, nome d’arte del producer lughese – anche se ormai bolognese d’adozione – Lorenzo “Nada” Nadalin e tra quelli di punta (forse il nome di punta) di una certa scena elettronica della nostra penisola – quella più “calda” e “intelligente”, in scia a nomi di calibro internazionale come DJ Shadow, Prefuse 73, Four Tet o Burial.

Alcuni battiti hip hop restano – nella metrica dell’iniziale “Brothers”, che parte con quello che sembra quasi un omaggio a Steve Reich –, ma ormai Godblesscomputers (che nel mondo rap ci è nato artisticamente con il collettivo ravennate Il Lato Oscuro della Costa) sembra interessato più che altro all’anima soul e black dei suoi pezzi, in maniera sia esplicita (tipo nella successiva “How About U” con la voce di Davide Shorty o nel reggae di “Life on Fire”, con al microfono invece Forelock) che un po’ più nascosta (come in un piccolo manifesto del suo suono qual è “Glue” o nella meraviglia di “Dreamers”, che farebbe bella figura in un disco di James Blake o simili). Fino ad arrivare a mettere completamente a nudo i sentimenti, come nella penultima, quasi radioheadiana, “Father’s Light” (in collaborazione questa volta con i pugliesi Inude). Sono diverse le canzoni vere e proprie (tra cui anche un’altra suggestiva collaborazione con Francesca Amati di Comaneci e Amycanbe) presenti in questo nuovo disco che di puramente elettronico ha sempre meno e che è invece frutto anche di vere e proprie jam in studio e di veri e propri strumenti. Come per sfuggire alle etichette, con un disco che pare già quello di una raggiunta maturità artistica (in attesa forse solo di un prodotto più omogeneo e ancor più personale, per gridare al capolavoro). Non per niente sarà presentato dal vivo non più in solitaria come abitudine, ma con una sorta di band formata da Giulio Abatangelo dei Klune (presente in più pezzi anche sull’album) a chitarra e basso e Federico Mazzolo (Ioshi, già batterista dei Mellow Mood) alla batteria. In settembre l’appuntamento è l’8 a Pescara e il 23 al Sofàr Festival di Cavriago. Da non perdere, in attesa di rivederlo in Romagna.

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