Con Aurora il ritorno al thriller di Baraldi

67484t 5UNKPVGQLa grande pianura emiliana può essere raccontata in molti modi e oggi è difficile, per fortuna, trovare autori (o cronisti) che la dipingono come isola felice. Il lato oscuro c’è ed è palpabile e la nebbia, in realtà più rassicurante che spaventosa, aiuta a creare atmosfere ansiogene. Lo sa benissimo Barbara Baraldi, di Mirandola, da anni smagliante scrittrice di genere. Dopo un periodo dedicato al fantasy, ai romanzi per young adult e ai fumetti, eccola tornare con un thriller di grande impatto, da leggere d’un fiato nonostante le oltre 500 pagine, Aurora nel buio.

Non fatevi condizionare dal fatto che l’impalcatura della storia si basi sulla figura di un serial killer. Il romanzo parla di memoria, sofferenza, sensi di colpa; e, ancora, di fiducia, rapporti familiari e amore, con attenzione, cura e introspezione. Ma ci sono ritmo e colpi di scena continui, perché Baraldi sa bene come un romanzo debba trascinare e attrarre il lettore nel proprio maelstrom. Aurora Scalviati è stata una profiler eccellente; a tutti capita però un inciampo e per lei ha le forme di uno scontro a fuoco con un branco di giovani che sta abusando di una ragazza. Resta ferita: una scheggia di proiettile le si conficca in testa; non basta: muore il collega, compagno anche di vita, arrivato tardi per evitare il disastro ed è lei a essere accusata di averlo colpito. Muore anche la ragazza. Così, dopo le cure che non risolvono una specie di bipolarismo che le si è scatenato dentro, viene spedita a Sparvara, nella Bassa Emilia, per recuperare. È però lì che si muove e uccide un serial killer soprannominato Lupo Cattivo. Un assassino che salva una bimba, Aprile, dopo aver straziato la madre. Mentre il padre è scomparso. Aurora indaga quasi da sola, perché ha la sensazione che tutti abbiano molto da nascondere rispetto al passato di Sparvara. Colleghi, superiori, magistrati, medici, gente comune: la lunga serie di personaggi,  caratterizzati con sapienza, è legata dal filo rosso della vita di paese. Baraldi li segue passo passo, senza perderne di vista alcuno, mentre l’orrore si moltiplica e quasi niente è come sembra. Dipanare la matassa per Aurora sarà doloroso e per niente liberatorio, nonostante riesca a salvare vite e “anima” a molti.

Una nota a parte meritano i capitoli che portano alla metà del 1300. Baraldi, al di là delle invenzioni narrative, si è documentata in modo rigoroso e cita scoperte archeologiche di pochi anni fa, sconosciute ai più, con grande precisione. E di nuovo tutto torna. Speriamo che Aurora Scalviati continui a illuminare i cieli di questa parte di mondo.

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