Il “colpo di ritorno” di Giancarlo De Cataldo

Giancarlo De Cataldo

Giancarlo De Cataldo

Giancarlo De Cataldo scrive con l’eleganza di un ballerino di tango. Con quella cifra stilistica, attacca i segni del malcostume e del malaffare italiani con grande efficacia e ironia, anche nei confronti dell’istituzione di cui fa parte, la magistratura.
Colpo di ritorno è il quarto romanzo (Einaudi) con protagonista il pm Manrico Spinori, il “contino” melomane (il nome completo è Manrico Leopoldo Costante Severo Fruttuoso Spinori della Rocca dei conti Albis e santa Gioconda) che indaga su delitti romani affiancato da una squadra di polizia giudiziaria tutta al femminile. Quando il procuratore capo Gaspare Melchiorre gli chiede di sostituire un collega che ha in mano il caso dell’omicidio di Narouz “mago di Trastevere”, al secolo Giuseppe Camogli, il magistrato capisce subito che si tratta di una fregatura.

Fra i clienti del maneggione c’è infatti una parte della Roma bene, gente di spettacolo, manager e politici; compresa la senatrice di destra Bianca Maria Olivieri, ultima cliente di Narouz, la sera in cui è stato ucciso. Insieme all’ispettora Deborah Cianchetti; Gavina Orru, esperta della rete; Sandra Vitale e Brunella, la segretaria, il “contino” arriverà alla soluzione, dopo una lunga serie di false piste e inciampi, anche grazie all’aiuto dello zio Eliodoro, marchese decaduto e senza un soldo, esperto di esoterismo. Tutto questo rallentato da talk show con altri “soggetti” che cercano di rilanciare le proprie carriere spompate, mentre anche il cognato del mago viene assassinato con due colpi di pistola. In realtà la soluzione del mistero è quasi un elemento accessorio (in ogni caso credibile e inaspettato) rispetto da un lato all’analisi della società; e dall’altro dei malesseri sentimentali dei personaggi, protagonista compreso.

De Cataldo denuncia la deferenza di certi magistrati nei confronti di politici e potenti, insieme alla volgarità della politica; il rischio che dal favoritismo si passi al favoreggiamento; il riemergere di “maghi e fattucchiere”, frutto dello slittamento nel qualunquismo e nella mancanza di fiducia nei veri valori morali, e che costituiscono un’economia sommersa fuori controllo.

Chi conosce il personaggio sa che le indagini sembrano trovare soluzione seguendo il filo di opere liriche; in questo caso De Cataldo cita L’elisir d’amore di Donizetti e La dama di picche di Cajkovskij. Ci sono però altri riferimenti culturali, nascosti: nelle prime pagine c’è ad esempio un omaggio a Ingmar Bergman; Manrico infatti ricorda i «letti stranieri abbandonati in tutta furia all’approssimarsi dell’ora del lupo».  E L’ora del lupo è il titolo di un film del 1968 del grande regista; che per altro, cita Il flauto magico di Mozart.

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