Coma di Divier Nelli: non proprio natalizio, ma un ottimo nero

Nelli“Dimenticare. È spesso utile quanto il ricordare”: la citazione di Massimo Bontempelli, scelta come epigrafe da Divier Nelli per il suo nuovo romanzo, va letta con cautela. Intanto perché Coma (Gallucci Editore, 16,50 euro), non è esattamente un thriller e questo, oggi, sta diventando un pregio. Poi perché riesce a colpire al plesso solare, non tanto per le scene crude che propone, con un linguaggio altrettanto tagliente, ma per l’effetto sorpresa di alcuni passaggi narrativi. L’utilità del dimenticare e del ricordare? Giusto. Torniamo indietro. Versilia, oggi. Senza turisti o mondanità, con lo scorrere normale dei giorni. Clara Volpi si risveglia da un coma post traumatico, con un’amnesia che le copre tutto il passato. Le raccontano che è rimasta vittima di un incidente, che è una stimata docente di diritto, che vive da sola. E inizia il calvario, o la risalita: deve prima di tutto recuperare le forze, poi cercare di ricostruire la propria identità; quindi ricordare e conciliare l’oggi con quello che è stata ieri. Così quando “la diga crolla”, quando ogni blocco si scioglie, Clara Volpi capisce, rivede ogni dettaglio del proprio passato, di quella scheggia di passato che non ha mai smesso di torturarle l’anima. E riprende la nuova vita, riannodando davvero tutti i fili rimasti a penzolare dopo quell’incidente. Una tessitura che ha i colori del buio e che porta a un finale perfetto e da brividi. Mai come in questo caso sarebbe sbagliato dare anticipazioni. Ma di certo si può anticipare come la frase di Bontempelli vada interpretata tenendo presenti entrambi le azioni: dimenticare può essere una via di fuga per vivere meglio; ma ricordare ha un potere liberatorio deflagrante e salutare. Coma è un romanzo doloroso, intenso, efficace. Segue con lucidità il percorso della protagonista che, in casa, una villa che non riesce a riconoscere e della quale ignora gli spazi e i segreti, prova a ripensare alla propria storia, ai genitori già morti; alla propria carriera e ai colleghi, con i quali, a quanto pare, si è sempre comportata da “stronza di prima grandezza”.  Divier Nelli scrive asciugando le frasi, affilandole quasi. E il linguaggio è funzionale ai contenuti, che raccontano con precisione la tremenda, diffusa, quasi inarrestabile forza del male, in tutta la sua banalità. Per capire come, in ogni caso, la donna, Clara appunto, ne sia vittima. Sempre, attimo dopo attimo. Forse non sarà un romanzo natalizio, ma è un ottimo nero.

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