“Cursed”, una grande riscrittura illustrata della saga di Re Artù

Cursed MillerLancillotto, Artù, Merlino, Morgana; Uther Pendragon, Gawain, Ginevra. E la Spada che canta, quella che nessuno può liberare dalla roccia, l’arma letale che dona poteri e forza a chi la impugna, che viene spezzata in battaglia e riparata dalla Signora del Lago.

Prima che gli editori inventassero l’etichetta “fantasy”, chi non si è emozionato leggendo le storie con i cavalieri della tavola rotonda? Romanzi, poemi, serie tv, film, ne hanno fornito decine di declinazioni. La letteratura infatti ha insegnato come le storie possano essere riscritte in mille modi e come personaggi del mito possano avere vita ed energie nuove.
Lo ha fatto la stessa “officina Disney” con quasi tutti i propri lungometraggi ispirati alle fiabe; o nello strepitoso La spada nella roccia (1963) con Merlino vestito d’azzurro, il saggio gufo Anacleto e Semola, il ragazzino che non sa di essere il grande re.

Ed è una grande riscrittura quella proposta dallo sceneggiatore Thomas Wheeler e dal maestro del fumetto Frank Miller nel romanzo Cursed (Mondadori, traduzione di Lia Desotgiu).
I personaggi del mito arturiano ci sono, ma non sembrano loro neppure un po’. In quel tempo di dei, eroi e personaggi incantati, è scoppiata una guerra senza quartiere. Alcuni “re degli uomini”, ma soprattutto la Chiesa di Roma e i suoi bracci armati, veri assassini come i Paladini Rossi, vogliono “evangelizzare” quel pezzo di mondo sterminando i popoli magici dei boschi: Fey (gli elfi), zannuti, nani, orchi, popoli volanti, druidi. Diseredati, dunque, che non meritano di vivere, ma che possono improvvisamente contare su un paladino, che impugna il Dente del Diavolo, ovvero la Spada che Canta e “del Potere”, per salvarli.

Ma non è un re o un cavaliere; il protagonista è infatti Nimue, una ragazza con un legame profondo con la magia oscura, quindi, forse, una regina. Che si batterà con le unghie e con i denti, per scoprire solo alla fine il proprio, incredibile destino. Nelle pagine del romanzo, arricchite da potenti illustrazioni di Miller, non ci sono però i toni pastello di… Lilli e il vagabondo.

Le atmosfere sono cupe, il sangue scorre, i cattivi torturano; i cavalieri arturiani hanno un’altra faccia e altre sorti. Lo stesso Artù è un soldato di ventura abile ma un po’ cialtrone, capace però di far innamorare Nimue; mentre Merlino, quasi immortale, è diventato un vecchio ubriacone senza poteri magici. Letteratura popolare a tutto tondo, con eroi che assomigliano a quelli disegnati da Miller, ma con forti richiami a temi forti, come il razzismo e l’oscurantismo.
Da leggere, anche se ne uscirà presto una serie tivù. Pazienza.

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