Paola Barbato: se il bene e il male sono punti di vista

PaolabarbatoÈ così chiara la distinzione fra bene e male? O può anche trattarsi di punti di vista? Il nuovo romanzo di Paola Barbato, Non ti faccio niente (Piemme) parte da qui: si può avere l’intenzione di compiere una buona azione, commettendo invece un reato, cioè violando la legge, passando, tecnicamente, al “male”. Questo filo rosso si intreccia con l’altro, addirittura più potente e che conferma il primo: come reagisca una madre di fronte a qualcosa o qualcuno che minaccia il proprio “nido”.

Con ordine: un uomo, Vincenzo, rapisce trentadue bambini in 16 anni. È l’esatto contrario di un pedofilo: dedica loro attenzione, cure e affetto e dopo pochi giorni li fa tornare a casa. Sul luogo della sparizione viene ritrovata una paperella gialla. Quasi trent’anni dopo il primo sequestro alcuni figli di quei bambini spariscono e sono uccisi. La spirale della paura riprende, anche se in modo diverso dalla prima volta. La polizia immagina che si tratti del primo sequestratore, mai individuato; gli ex bambini sanno che non può essere così e provano a reagire cercandolo. Ma Vincenzo si è nascosto in un paese dell’Appennino, protetto da una donna forte, sintesi della figura materna, “la Nives” che ne è appunto la compagna, l’amica ma anche la nuova madre. Disposta a tutto, senza limiti morali, pur di salvarlo. Ed ecco il rovesciamento di ruoli, una fra le peculiarità creative di Paola Barbato: il rovesciamento dei ruoli. Vincenzo rapisce per “salvare” quei bambini trascurati o “dimenticati” dai genitori, quasi fosse un nuovo Peter Pan; la Nives è disposta a uccidere per proteggere Vincenzo. Quindi chi è il male e chi il bene? Non ti faccio niente è un romanzo corale, con un intreccio di personaggi, caratteri ed emozioni molto fitto, arricchito da continui colpi di scena che portano al finale liberatorio in modo logico, senza dimenticare di stupire. Che è uno fra i compiti principali della narrazione. Nel dipanarsi del racconto l’autrice analizza, con mano delicata ma non per questo meno incisiva, le deviazioni dei rapporti di coppia e i sentimenti primitivi di ognuno, dal rancore all’invidia, all’ammirazione sconfinata, alla gratitudine; fino a quello stato mentale per cui si concede qualsiasi cosa al figlio che si sa di aver maltrattato, fisicamente o psicologicamente non importa. E, soprattutto, si parla di paura, mostrando come possano essere le piccole cose a scatenarla in modo incontrollabile. Come l’apparizione, su un marciapiede, di una paperella gialla di plastica.

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