La triste verità del consiglio comunale

Mi dicono che ho ricevuto una dedica nientemeno che in consiglio comunale, su una nostalgica Smemoranda. Ne approfitto per ricambiare e per rendere omaggio a veri e propri eroi del nostro tempo, sconosciuti ai più: i consiglieri comunali. A Ravenna, in particolare, funziona così. Ci sono una serie di consiglieri che devono essere il più possibile presenti per votare a favore di provvedimenti decisi altrove senza mai essere stati neanche interpellati e che non possono permettersi di pensarla diversamente, costretti pure a dire che la cittadinanza onoraria a Mussolini è cosa buona e giusta. Tra di loro, persone simpaticamente fancazziste senza alcun tipo di ambizione politica, perché tanto hanno già un lavoro vero grazie al partito, aspiranti politici trombati, aspiranti a poltrone che contano che aspettano il loro turno senza rompere i coglioni perché così si fa, aspiranti ad andare a fare un lavoro vero grazie al partito, replicanti apparentemente umani programmati solo per votare sì che cambiano aspetto di volta in volta a ogni seduta senza che nessuno se ne sia mai accorto. Vicino a loro, dalla stessa parte, siedono consiglieri simpatici di altri partitini che cercano tutti i giorni di autoconvincersi che servono a qualcosa, per poi tornare a casa e urlarsi allo specchio che non contano un cazzo. Dall’altra parte, invece, c’è stato storicamente, e c’è tuttora, un po’ di tutto: analfabeti funzionali, persone catapultate in un consiglio comunale tra lo sbigottimento generale, Alvari Ancisi, controfigure di politici veri in film drammatici che hanno finito con l’autoconvincersi, simpatici fancazzisti che se lo possono permettere anche se per motivi diversi da quelli di cui sopra, persone perbene che cercano di capire quello che votano senza aver ancora capito invece che non sono tornati a scuola e che il loro contributo non sarà mai preso realmente in considerazione da quelli che contano tranne che per contentini qua e là di scarsa importanza. Dimenticavo di dire che nessuno, qua dentro, viene praticamente pagato (si parla di gettoni di presenza ridicoli) tranne la presidente (sempre la stessa della scorsa legislatura), che lo è invece in maniera spropositata.
Il consiglio comunale, insomma, è un divertente teatrino, che si può guardare anche in streaming, dove non succede mai nulla di rilevante per la città. Se questa è democrazia, si tratta di un concetto altamente sopravvalutato. Non so quando e come sia successo, lo so, è dura da accettare, ma qualcosa deve essere andato per forza storto. Almeno a Ravenna.

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