CaCO3 e Silvia Infranco, l’ala nuova della memoria

CaCO3Giorgio Morandi aspettava che cadesse la polvere sulla pelle delle sue bottiglie e questo gli dava la misura del tempo. Il collettivo CaCO3 lascia depositare esperienza, anni e idee sulla superficie del mosaico, dall’antico tessellatum a ritroso verso l’opus sectile, dagli ultimi lavori, alla ripresa, alla reinvenzione di quelli quasi dimenticati che vengono fatti rinascere dagli imballi e trasfigurati da nuove idee.

Filogenesi e ontogenesi di un discorso musivo che trova il suo medium in tecniche e marmi di sapore passato: il giallo antico, il serpentino, la breccia africana. Una “ripulitura” dalla foglia oro e dalle paste vitree per perseguire quella sorta di “minimalismo sentimentale” intercettato da Massimo Pulini, che fa preferire la mappa alle didascalie nel percorso espositivo – un allestimento volutamente non finito – nell’Ala Nuova del Museo della Città di Rimini (fino al 3 marzo) per la Rassegna d’Arte Biennale “Vie di dialogo” che accosta i ravennati Âniko Ferreira da Silva, Giuseppe Donnaloia e Pavlos Mavromatidis all’artista bolognese Silvia Infranco.

Realizzata fin dal 2006, la rassegna ora promossa dal Comune di Rimini in concerto con l’IBC, persegue la valorizzazione degli artisti attivi nel territorio emiliano romagnolo sotto la direzione scientifica di Massimo Pulini e Claudia Collina, muta sede in ogni edizione e ha la peculiarità di mettere a confronto due percorsi espressivi che abbiano una base comune, dall’elaborazione del progetto, fino alla realizzazione dell’allestimento e dei materiali, come il catalogo.
In questo caso il tratto comune dei ravennati e della Infranco – che interviene su grandi tele due metri per tre con tecniche miste simili all’encausto, spolveri su carte rivestite con la cera – è il ricorso alla memoria e all’effetto della luce sulle superfici, nonché un’affinità anche cromatica dei lavori: «Il dialogo con Silvia è stato subito molto facile e naturale. – commenta Ferreira da Silva per il collettivo CaCO3 – Fin dall’apertura delle scatole con i lavori abbiamo sentito un’intesa molto forte, anche se gli spazi di confronto diretto e comune non sono stati moltissimi. Sicuramente siamo accomunati da una grande attenzione tecnica per la materia e in particolare per le superfici».

I CaCO3 sono presentati in catalogo sempre da Pulini – un altro artista – che definisce la loro arte musiva «una sorta di pittura gemmata, seminata a grano e pettinata dal vento, una pittura tattile, acuminata e viva, eppure temprata nel tempo dalle regole di un regno minerale».
Di Silvia Infranco scrive invece in catalogo – in modo pregevolmente oscuro, che per noi è un indiscusso merito – Claudia Collina: «Per Infranco l’acqua e la cera sono gli elementi organici emozionali primari da cui discendono le Idroforie, le impronte genetiche e ricche d’informazioni Kenotipie, determinanti poi la trasformazione delle arboree ornamentali Melie e Dicentre in Metaforme, la cui mutazione si traduce in spolveri che sedimentano le variazioni cronologiche della medesima forma primaria…».

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