Ricordati che devi estinguerti: il memento mori ai tempi del T-Rex

Dino«Hey, umano… Che ci fai ancora qui?»

Con i colori immateriali della luce digitale rifà il vestito alla morale ecologista dei film sul Giurassico, ma il bestiario preistorico di Nicola Montalbini – ©, con “Look at you. (Guardati)”, un progetto che mi vede coinvolta in prima persona, per una sperimentalissima tele-curatela da remoto – al proclama della didascalia e al dito puntato contro la coscienza sporca degli umani, preferisce l’ironia di una galleria di ritratti in cui il volatile e la lucertola stanno al dinosauro, come la biscia e la gallina stanno alla tartaruga nel dialetto romagnolo (béssa galèna).
Un ibrido straniante ma compiuto, risultato di una devota attenzione per le proporzioni, i dettagli, le fisionomie, e la disinvolta leggerezza espressiva che solo chi padroneggia la grammatica di un linguaggio artistico può permettersi.

Leggerezza che però, dal punto di vista progettuale e tecnico, cede il passo a uno studio lento, rigoroso e concentrico come la caccia di un grande bianco. Perché nel collo di un volatile archeologico possono nascondersi pietre, o germogliare bargigli immaginari, o addirittura può comparire il fantasma di un Mocio Vileda camuffato di rosso tra le pieghe ruvide della pelle colorata come non ci aspettavamo (“Lo sai che il T-Rex aveva peli arancioni intorno agli occhi?”).
Anatomia, sguardo e contesto sono messi insieme in un tutt’uno la cui formula si compone dello scheletro rubato a un vero dinosauro che, dopo un’attenta ricerca (“Sai che l’80 percento del dna di un T-Rex coincide con quello della gallina di oggi? E che i Velociraptor avevano le dimensioni di un grosso tacchino?”) viene digitalmente smontato e rimontato, rivestito di muscoli, cartilagini ed epidermide fino a possedere un proprio pensiero. Quello che ci guarda e ci prende per i fondelli, dall’alto di chi il suo momento brutto l’ha già passato.

E forse alla prossima tocca a noi. «I dinosauri ci scrutano nel profondo, come se ci deridessero – dice Alessandra Carini, gallerista del Mag – Pare dicano: “prima o poi vi estinguerete anche voi, anche se a differenza nostra siete una società becera e vile, e quindi ve lo meritate”… come dar loro torto! Un auspicio per la futura estinzione della razza umana e il giudizio degli avi sul nostro presente».
E Montalbini, il bambino che non smetteva mai di disegnare, cresciuto ammirando Francis Bacon, con i suoi dinosauri rievoca anche l’infanzia, il ricordo dei giocattoli, l’assenza: «Hanno a che fare con qualcosa che si è perso per strada. Gli uccelli sono gli unici dinosauri sopravvissuti al cataclisma. Conoscono meglio il mondo di noi mammiferi, infatti uno di loro riporta il ramoscello a Noè.
Non sapremo mai che suoni producessero, il timbro della loro voce. A me interessa solo insinuare la loro presenza, come le foto nei cimiteri. Vorrei ricambiassero lo sguardo, ma è impossibile, se non per un istante. Non voglio illustrare, non voglio raccontare nulla, se non storie senza lieto fine. Ho compassione anche delle ossa e delle ombre. Eppure sono esistiti, ci sono stati».

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