Ritorno in Pialassa per Laura Rambelli, che ci porta in dono “Placenta”

PlacentaNon sempre si indovina un regalo: il saggio suggerimento di pensare a chi lo riceve e non invece a quello che vorremmo avere per noi stessi è meno ascoltato dei vaticini di Cassandra. La ravennate Laura Rambelli invece ci dà una grande e oscura lezione: nel dubbio, ci porta in dono, durante tre notti di mezz’estate, una cosa davvero universalmente toccante: una “Placenta”.

Ma non buttata lì così, nossignore: infiocchettata come un’opera di alta pasticceria e scambiata come in un potlach, dove la controparte – i prodi fruitori della performance – possono ricambiare con oggetti di loro proprietà, pensieri, poesie e non vogliamo sapere cos’altro.
Pensate al lirismo della Pialassa al tramonto, dove l’orchestra della natura interrompe il silenzio con il ronzio soprano di qualche volitivo pappatacio, mentre la luce rossa del sole si spegne nella terra… Una donna abbigliata in modo rituale viene verso di voi e vi porge uno di quei bei cartoni dove di solito si trovano le torte dei compleanni importanti… lo aprite e trovate un regalo pulsante di rosso sangue. Se non siete tra quelli che svengono alla vista di un fegatino di pollo da ragù, non vi resta che presentarvi nel weekend di San Lorenzo, sotto una coltre di stelle cadenti (il 10, 11 e 12 agosto dalle 18 alle 20.30 in via delle Valli, meglio prenotare prima al 320 7247781) a Ravenna in Pialassa Baiona, nella zona lagunare di Marina Romea.

SAM 0831Qui Laura Rambelli attenderà il pubblico insieme all’attrice Chiara Li Vecchi che, novella Caronte, traghetterà le impavide anime (provvidenzialmente impacchettate nell’apposito giubbotto di salvataggio) dall’altra parte della barena, dove si svolgerà la parte clou del tutto.
Fortunato sequel del già singolare progetto “Laguna” del 2016 sempre ambientato all’interno della Pialassa, in cui la stessa veniva associata simbolicamente a un utero pantocratore, “Placenta” rincara la dose focalizzando su parto, puerperio &Dintorni: «Grazie alla nascita della mia seconda figlia, Alma, ho potuto sperimentare il metodo Lotus, nel quale alla nascita il cordone ombelicale non viene tagliato, ma rimane legato alla placenta e al bambino – racconta Rambelli – Questo metodo impedisce uno dei primi traumi dell’essere umano: un violento taglio, un drastico distacco dalla sua prima casa: la Placenta. Il bambino rimane legato alla sua “vecchia casa” fino a quando non sceglie naturalmente di lasciarla, questo può succedere in due o tre giorni, fino a nove; è una scelta personale e non traumatica del bambino.

Placenta, ovvero “ciò che piace”: in alcune culture la Placenta viene chiamata il “dolce della mamma” e se pensiamo alla nostra torta di compleanno con cui festeggiamo la nostra nascita, questa è rotonda come una placenta».
L’artista racconta che lei stessa utilizza una sorta di tintura madre realizzata con la placenta, rammaricata del fatto che fino ad ora la maggior parte delle persone non ha potuto conservare la propria. «Siamo ciò di cui ci nutriamo…» chiosa. A Voi l’ardua scelta del menù.

 

 

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