Dal teatro al fumetto a recuperare la memoria del Paese

Cuore. Letto da bambina, studiato all’università, finalmente apprezzato solo pochi giorni fa. Grazie al Teatro dei due mondi di Faenza che l’ha riproposto (in replica anche il 14 dicembre alla Casa del teatro di Faenza) a qualche anno dalla realizzazione adattandolo alla nostra epoca e mostrandoci come in quel tessuto narrativo, in quello spunto, in quell’idea del diario, in quelle trame si possa oggi riscoprire un pezzo della nostra storia. Uno spettacolo che prende De Amicis e lo usa per raccontarci la modernità di quelle idee eliminando quello strato di retorica e sentimentalismo che oggi ce lo rende così difficile da apprezzare e anzi trasformandolo in uno spettacolo a tratti divertente e a tratti commovente, uno spettacolo su ciò che è giusto e ciò che non lo è, su ciò che la scuola deve essere o diventare. Insomma, un lavoro nato per celebrare l’Unità d’Italia che salva ciò che di quel libro oggi ancora abbiamo estremamente bisogno e lascia il resto all’oblio. E in tema di celebrazioni e storia (e per la verità anche di oblio) è importante segnalare l’uscita proprio in questi giorni di un libro della coppia Gianluca Costantini-Elettra Stamboulis, come sempre lui ai disegni, lei alle parole. Non sto parlando di Pertini tra le nuvole (di cui scriveremo presto e di cui, c’è da scommettere, sentiremo parlare a lungo) ma di Officina del macello, edizioni Eris. Si tratta di una  una graphic novel dove Costantini gioca con stili e registri per raccontare ambienti diversi e rendere il dramma, senza retorica, della brigata Catanzaro durante la prima guerra mondiale. E Stamboulis alterna silenzi e parole per fornirci solo gli elementi indispensabili e permettere a noi che leggiamo a ricomporre i fili della storia. La storia di una decimazione fuori tempo massimo che punì in modo atroce la ribellione di uomini valorosi e che chiedevano solamente giustizia, chiedevano solamente di non dover tornare subito al fronte, di poter tornare, dopo mesi di guerra in prima linea, alle loro campagne, ai loro figli, al sud Italia da cui la maggior parte di loro proveniva. Una storia terribile, di ingiustizia e di umanità, di destini, di vite possibili in cui riconoscersi, di guerra, che ci costringe ad affacciarci anche appunto, come Cuore in un certo senso, alle origini di questo nostro paese e a occuparsi delle origini della cosiddetta “questione meridionale”, grazie anche agli interessanti saggi che completano il volume.

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