Fabrizio Silei alle prese con un giallo per i “grandi”

Silei Trappola Per VolpiEcco la novità, il detective contadino. Che in effetti ci mancava. La penna è quella di Fabrizio Silei, noto ai più per i tanti e bei libri per ragazzi, che questa volta si cimenta con una storia ambientata negli anni Trenta a Firenze, intitolata Trappola per volpi  (Giunti editore).

L’omicidio della giovane moglie di un senatore porterà il “fagianino” Vitaliano Draghi, ossia il giovane figlio di un fattore delle campagne toscane appena laureatosi e divenuto vicecommissario, a indagare per scoprire una verità più complessa delle apparenze. Ma con lui indagherà, per l’appunto il contandino, quello straordinario e coltissimo Pietro Bensi che se fosse nato in un’altra famiglia chissà chi sarebbe potuto diventare: intelligente, curioso, sensibile, ha letto più libri lui del Conte, dalla cui sterminata biblioteca è abituato a prenderli in prestito.

Un po’ lungo, con una trama non proprio straordinaria soprattutto in merito all’originalità del movente, il libro ha comunque più di un pregio e può rappresentare una lettura quanto mai gradevole.
Innanzitutto, non manca l’ironia e non mancano nemmeno scenette di vera e propria comicità (leggi come viene trattato il prefetto, per esempio).
A funzionare è l’ambientazione in epoca fascista tra convinti camerati e persone più scettiche e distanti, come gli stessi protagonisti naturalmente.
Interessante anche la figura del Conte e i rapporti tra classi sociali diverse che in campagna sembrano smussarsi più facilmente che in città.
L’antifascismo è presente ma non propriamente militante, l’orrore delle legge razziali deve ancora arrivare, ma che sia una dittatura intollerante è ormai già chiarissimo e abbiamo uno scorcio anche sulla resistenza.

Soprattutto, a funzionare è la lingua impastata di toscanismi, rispettosa dell’epoca, che si modula in base ai personaggi (e il pensiero non può che correre, come spesso accade e più che mai in questi giorni, all’esempio di Camilleri, giallista che ha impregnato la sua lingua di siciliano fino a creare una sorta di lingua tutta sua e originale).
Dall’impostazione e dal finale sembra chiaro che questa possa essere solo una prima avventura di una coppia di detective che potrebbe anche funzionare, magari con qualche asciugatura e qualche limatura in più e chissà che non possa portare il nostro contadino Pietro Bensi fino addirittura a Ravenna, visto che qui abita la sorella del Conte per cui lavora.

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