I destini del libro in un bel libro

Voi che magari vi divertite a compilare la lista di dieci libri della vostra vita su Facebook (personalmente trovo la cosa spassosissima e me le leggo tutte, del resto ho amato moltissimo Hornby), ma soprattutto voi che amate avere una pila di libri comprati e non ancora letti, che li prestate  e siccome non vi tornano li ricomprate, che li regalate, che magari li fate autografare, voi che amate passare il vostro tempo libero in libreria a sfogliare le novità, voi, ecco, forse dovreste leggere Dove finisce il libro. L’autore è Alessandro Gazoia (ai più noto come Jumpinshark su minima&moralia) l’editore Minimum Fax. Tema, appunto il libro come prodotto di un processo editoriale e non solo creativo. Nessun anatema, ma un’esposizione problematica della realtà del libro oggi come oggetto. Che poi il libro in quanto oggetto è anche correlato al libro in quanto contenuto. Oltre a mettere in fila una serie di considerazioni lapalissiane ma non scontate, Gazoia mette in chiaro cosa sarebbe bene tenere presente per esempio quando si compra un libro. Tra ordinarlo su Amazon o comprarlo in libreria passa una bella differenza, anche se alla fine si ha in mano grosso modo lo stesso risultato. Per esempio spiega in modo chiaro una volta per tutte come concentrare la distribuzione dei libri nelle mani di un unico colosso possa diventare alla lunga (e anche alla breve) una forte limitazione rispetto agli editori che non vogliono soccombere alla dura legge del suddetto colosso. Una legge che vuole abbassare il prezzo del libro, che ha tutti i vantaggi dal promuovere ciò che costa meno, come l’autopubblicazione digitale. Altro tema quanto mai d’attualità, mai come ora è stato facile autopubblicarsi un ebook ma anche un libro di carta (ovviamente anche di questo, rapporto libro di carta-libro elettronico si parla). Ma a quel punto, come si fa a scegliere cosa leggere? Come arrivare al lettore finale senza più la mediazione dell’editore e della libreria (mediazioni peraltro giustamente spesso criticate)? Con i blog specializzati, forse? Ma i blog, a loro volta, come si affermano? E mi chiedo se tra dieci anni, nelle liste dei dieci titoli delle nuove generazioni vedremo ancora ricorrere tanti titoli comuni. Ognuno potrebbe avere dieci libri autoprodotti scovati perché scritti dal vicino di casa, dal compagno di classe o da un amico di Facebook, oppure perché di un genere sempre più specifico (l’unica certezza è che il passaparola resterà fondamentale, basta guardare il clamoroso caso del ravennate Nashy: il suo libro autoprodotto sta vendendo migliaia di copie e pare aver incuriosito anche grandi editori tradizionali). E se oggi ci sembrano troppi i libri pubblicati in Italia, tra poco potremmo non riuscire nemmeno a sapere quanti sono. Comunque sia, qualcosa di grosso sta accandendo adesso. Questo libro è un buon punto di partenza per cominciare a capirci qualcosa e non farsi cogliere troppo impreparati.

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