“I formidabili Frank”, un memoir dove i personaggi sembrano sceneggiati

I Formidabili FrankI formidabili Frank di Micheal Frank (Einaudi, traduzione di Federica Aceto) è un memorir, una vicenda autobiografica che ha tratti più incredibili di qualsiasi romanzo frutto di fantasia.
Un intreccio familiare non privo di aspetti piuttosto morbosi: i genitori di Micheal e dei suoi due fratelli sono rispettivamente sorella e fratello degli zii che abitano a poca distanza, nel Canyon di Los Angeles.
E già questo potrebbe bastare a creare una situazione complicata in un’ambientazione di grande suggestione. A questo si aggiunga che la vicenda di Frank, raccontata nell’arco di quasi mezzo secolo, prende l’avvio tra la fine degli anni Sessanta e i primi Settanta, e che i due zii, senza figli, sono due eccentrici personaggi che vivono scrivendo sceneggiature per Hollywood.
In particolare la zia è una donna alla continua ricerca della “bellezza”, del fuori dall’ordinario, accumulatrice di oggetti di antiquariato, shopper impulsiva, invadente, generosa, ingombrante, totalizzante, insopportabile. Eppure capace di organizzare le vite di chi le sta intorno, perché sfuggirle è pressoché impossibile.

Ma per il protagonista bambino quella compagnia ha qualcosa di magico ed esclusivo, anche perché è riservata solo a lui e non ai fratelli (la zia riesce a essere anche così ingiusta), è un privilegio. Non si rende conto di essere in questo modo condizionato, manipolato, plasmato e il suo personale percorso di crescita consisterà in gran parte proprio nell’acquistare una sua autonomia, nel riuscire a vedere con lucidità e distanza i limiti di quella donna che per tanto tempo è stata per lui punto di riferimento indiscusso. Il tutto mentre muoiono le sue due nonne, che vivevano insieme, l’una (la madre della madre e dello zio del protagonista) all’ombra dell’altra e la zia mostra segni sempre più evidenti di un narcisismo esasperato che tutto travolge.

Un libro di introspezione, di riflessione, di rapporti famigliari disfunzionali, di affetti sinceri, di rapporti lunghi cinquant’anni che si modificano, che condizionano scelte e decisioni, da cui è impossibile liberarsi perché ormai parte della propria essenza.
Pare che il libro sia spesso regalato e consigliato da Franzen e non c’è da stupirsi. In una storia vera ci sono personaggi memorabili come i suoi, famiglie problematiche come le sue, una capacità di analisi sullo sfondo della società americana, anzi quasi dell’identità americana della borghesia bianca, in quella mania della zia di andare alla ricerca di pezzi di antiquariato a recuperare un passato e una storia che sta soprattutto oltreoceano, nella vecchia Europa.

E poi c’è il cinema, sullo sfondo, specchio deformato e deformante della vita da grande schermo che i formidabili Frank sono spinti a vivere da quegli zii che a loro volta sembrano appunto personaggi, più che autori, di un’originale sceneggiatura.

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