Con Tana French un thriller dentro “Il collegio”

Tana French Intruso CollegioEinaudi continua con la pessima abitudine di tradurre le serie in ordine sparso, presumibilmente per vedere prima come va in Italia con l’ultimo successo all’estero. Un peccato, come è un peccato che si percepisca troppo spesso la fretta con cui vengono realizzati i libri, ma pazienza. Einaudi ha comunque il merito di scoprire o riscoprire autori e anche autrici di grande interesse.

Tra queste c’è sicuramente l’irlandese Tana French di cui è stato di rececente tradotto da Alfredo Colitto e dato alle stampe il secondo romanzo, che però è appunto in realtà antecedente a quello che era stato pubblicato per primo. Si tratta di due storie autonome, ma i personaggi sono seriali e muta profondamente il rapporto tra i due detective protagonisti. Soprattutto cambia l’io narrante. Quindi, a chi non ha ancora letto questa autrice di genere assai interessante, il consiglio è di cominciare da Il collegio, uscito in Italia nel 2019.

Qui è l’agente Stephen che parla e l’ostica e difficile Conway viene raccontata da fuori, diventa quasi comprimaria, con tutte le sue stranezze, durezze, peculiarità. Stephen invece qui emerge con complessità e raffinatezza. Ne L’intruso, sarà vero esattamente l’opposto. Non solo, il libro del 2014 dal punto di vista dell’intreccio è meno maturo de L’intruso e potrebbe risultare deludente dopo il picco di colpi di scena del secondo.
Ma è comunque un romanzo che merita attenzione per l’indagine psicologica, per la ricostruzione di un ambiente chiuso di un collegio femminile, di un’età, quella adolescenziale, in cui amicizia e amore non conoscono relatività ma sono assoluti e totalizzanti, dove il grande dilemma “conformismo versus unicità” caratterizza le scelte dei personaggi.

Un romanzo che si svolge in una giornata a Dublino (ma che combinazione), che parte da un cold case e che non si sposta dalle mura e dal parco del college, con un’unità di tempo, luogo e azione degna di una tragedia classica e che per 600 pagine ricostruisce una vicenda tramite una serie di dialoghi, anzi interrogatori. Tra omissioni, menzogne, slanci sinceri e ipocrisie si dipana una vicenda gialla che forse non brilla per originalità ma che ha il merito di creare suspense, di tenere incollato il lettore, di aprire uno squarcio sul mondo della media-alta borghesia di una capitale europea.
E sì, dopo aver letto questo, godetevi anche L’intruso, secondo atto di questa coppia di investigatori dublinesi niente affatto banali.

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