Giampaolo Simi, o la possibile eleganza del noir italiano

SimiVolete stupire amici e parenti con un noir italiano di estrema eleganza, suspense e profondità? Ecco per voi questo Giampaolo Simi con La ragazza sbagliata (Sellerio). Con questo romanzo l’autore toscano (che, incredibilmente, non si compiace più dello stretto necessario del suo essere toscano e non ci ammorba con lo humor tipicamente toscano né con la cucina) si conferma una delle penne più raffinate e interessanti del panorama narrativo nostrano. Un po’ come nel precedente Cosa resta di noi, ancora una volta parte da un fallimento del protagonista per tessere un intreccio complesso, pieno di colpi di scena, di ampio respiro che incrocia la storia del paese con quella di un delitto che ha sconvolto più vite. In una Versilia ferragostana Dario è la voce narrante, giornalista di nera che ha perso la battaglia per far sopravvivere il proprio giornale, schiacciato da logiche di marketing che poco hanno a che fare non solo con il merito, ma anche con le vendite in edicola. A cascata, Dario ha perso anche la famiglia e si trova in precarie condizioni economiche. L’idea di scrivere un libro su un omicidio avvenuto vent’anni prima che aveva segnato il vero inizio della sua carriera lo alletta inizialmente in termini, soprattutto, di soldi. Riaprire il caso significa tornare sulle indagini e scoprire che ciò che da tanti era stato dato per scontato e ovvio in realtà aveva finito per celare elementi cruciali, a cominciare dal momento del delitto. Una ricostruzione all’indietro che riporta Dario nei luoghi della sua giovinezza, nel momento in cui si trova a dover ricostruire da zero la sua esistenza da uomo di mezza età. Un personaggio contraddittorio, testardo e fragile, in cui è fin troppo facile immedesimarsi, che si muove tra comprimari forse meno riusciti, più a tinte forti e con meno sfumature, ma che risultano comunque funzionali a una storia che nessuno si stupirebbe se finissse sulla scrivania di qualche sceneggiatore di Hbo per una nuova serie tv. Il tutto raccontato con penna lieve e precisa, con tocchi di ironia e addirittura sarcasmo che non diventano però mai la nota predominante dell’intero romanzo.

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