Lodovico Festa, il Pci e quell’arguto saggio nascosto in un romanzo

Lodovico Festa La Provvidenza Rossa CopertinaIn questa estate in cui il Pd sembra una crema impazzita e la sinistra italiana sembra più che mai parcellizzata, ecco una lettura per capire cosa fu invece fino a poco tempo fa il partito di sinistra in Italia di cui molti sono (o vorrebbero essere) eredi. La Provvidenza Rossa (ed. Sellerio) è infatti un romanzo giallo piuttosto ben congegnato che nasconde dentro un vero e proprio trattato di storia politica italiana utile anche per leggere meglio l’oggi.

Ambientato a Milano nella fine degli anni Settanta racconta da dentro il funzionamento del gigantesco ingranaggio che fu il Pci, dai circoli ai vertici, dalla periferia al centro, dall’Urss Sovietica all’Italia. Lodovico Festa ha esordito nella narrativa a quasi settanta anni con uno scopo, si direbbe, ben preciso: fare sapere cosa fu la macchina partito e come agiva o poteva agire. Un libro intriso di un’ironia sofisticata e intelligente in cui ci si trova a leggere la realtà attraverso il protagonista, l’ingegner Cavenaghi incaricato dal partito di condurre un’indagine parallela a quella ufficiale della polizia per capire chi possa aver ucciso la compagna e fioriaia Bruna Calchi. Un personaggio che ispira autentica simpatia, quando non empatia, con il suo senso del dovere così radicato ma allo stesso tempo quello sguardo un po’ distaccato ma mai cinico sul mondo.

Non solo, tra le pieghe dell’indagine, mentre sonda ambienti anche molto diversi tra loro, si vedono squarci dell’Italia che verrà, i semi di ciò che ci avrebbe travolto negli anni a venire come la dismissione di grandi fabbriche di produzione e l’avvento della tv privata. Analisi argute che ci fanno intravedere, a ritroso, dove il bivio ha separato le strade conducendoci dalla parte in cui ci troviamo. Ma con lui frequentiamo anche il mondo dello spettacolo, ci interroghiamo su che ruolo debba avere la cultura e sulle politiche culturali, vediamo nascere i movimenti gay, mangiamo in diversi locali di Milano (a seconda dei funzionari che frequentiamo).

Un libro che sconfigge il rischio di didascalismo con l’acume dell’autore e ci fa riflettere a lungo su cosa siamo stati e cosa siamo oggi. Soprattutto indaga dall’interno i meccanismi del potere. Sembra passato un secolo e sono pochi decenni. E, chiuso il libro, non si è nemmeno ben certi se essere felici che oggi quel sistema si sia ormai sgretolato o se invece fosse comunque meglio della marmellata vischiosa in cui viviamo oggi, dove i poteri sono più difficili da individuare e non esiste più nemmeno un partito (non necessariamente il Pci) a fare da possibile ascensore sociale per chi nasce alla base della piramide.

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