Roald Dahl, e il dibattito sul “revisionismo” letterario

Roald Dahl Scrittore

Ritratto dello scrittore inglese Roald Dahl (1916-1990)

Questa faccenda di Roal Dahl sta suscitando un clamore insperato. La casa editrice Penguin ha annunciato che i suoi libri saranno rieditati per eliminare termini che oggi suonano più offensivi e meno inclusivi dei tempi di Dahl, essendo anche che la potenziale platea dello scrittore è cambiata. Giusto o sbagliato?

Se consideriamo che è stata promossa addirittura una petizione per fermare questa operazione, peraltro da parte di uno stimato autore per ragazzi, direi che in Italia è più facile trovare detrattori che difensori. Il punto è che entrambi hanno ottimi e complessi argomenti dalla loro, ma intanto in questo frangente gridare alla censura del politicamente corretto è facile e di moda, soprattutto fa capire che noi non siamo mica dei moralisti e tanto meno dei bacchettoni e anche se siamo di sinistra possiamo addirittura essere d’accordo con Salvini. Il tutto in nome innanzitutto di una romantica fedeltà allo scrittore.
E c’è addirittura chi pubblica post indignati grindando allo scandalo e mette come foto l’edizione italiana di un libro di Dahl. Cioé, l’edizione tradotta (a proposito di originali). E in effetti di traduzioni stiamo parlando, non necessariamente tra due lingue. E a questo punto si vede la vastità del tema.

Cosa vogliamo da una traduzione di libri per ragazzi? Cosa è la supposta fedeltà all’originale? Ciò che spesso accade, curiosamente, è che un po’ come in Dorian Gray l’originale resta a invecchiare, mentre le traduzioni ringiovaniscono perché a un certo punto non sono più ritenute adatte al nuovo pubblico. Un pubblico, quello dei ragazzi, che cambia continuamente e molto più rapidamente di quello degli adulti.
Ecco dunque il dilemma: come continuare a far vivere storie scritte per un pubblico che, banalmente, non c’è più? Ha senso farlo? È una forzatura? Una mera legge di mercato? Non si vedeva un dibattito così forse dai tempi di Madame De Stael.

Il che, in ogni caso o comunque la si pensi, ha molto di buono perché ci spinge a interrogarci su cosa sia letteratura e cosa no, perché alcuni libri (anche per ragazzi) arrivano a questo status e quando e per quanto lo mantengono e come. E se anche ogni verità acquisita finisce per sgretolarsi e trasformarsi in nuove domande, il viaggio resterà comunque impagabile. Un viaggio che ci conferma ancora una volta innanzitutto come le parole possano fare la differenza e non siano mai innocue. Un bene quanto mai prezioso nell’epoca della ChatGPT in cui ancora non riusciamo a prefigurare il futuro della scrittura e della lettura tra intelligenza umana e artificiale.
Nel frattempo, per filologi, nostalgici o ideologici, nessun timore: gli “originali” di Dahl resteranno lì a portata di chi li preferirà alle nuove edizioni.

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