Tra autore invisibile e artefice aggiunto

Al salone di Torino prossimo venturo lo chiamano “L’autore invisibile” e varebbe la pena andare solo per seguire seminari e incontri. Ma anche la libreria può offrire occasioni interessanti per scoprire di più di una figura centrale della letteratura e che finalmente sta un po’ uscendo dal cono d’ombra: il traduttore. Lo si deve, per esempio, a Massimo Bocchiola che per Einaudi ha pubblicato Mai più come ti ho visto, Gli occhi del traduttore e il tempo, un libro dove ripercorre alcune sue traduzioni, dalla poesia a Irvine Welsh, facendo assaporare il passaggio da una lingua all’altra, facendo sentire al lettore il gusto di quella rincorsa alla parola altrui che diventa anche riflessione sul tempo, sulla lettura, sulla letteratura tutta, sul rapporto intimo con un autore e allo stesso tempo con lo sguardo rivolto al lettore. Bocchiola peraltro non lesina consigli nel caso il tema dovesse appassionare come il prezioso Sul tradurre (Bruno Mondadori) della bravissima Susanna Basso che racconta del suo rapporto con le parole, con la scrittura, con la voce altrui, con il mondo circostante, con i dizionari che diventano torri a confinare uno spazio, dizionari in cui quasi mai si trova la parola che si sta cercando, semmai si può trovare un suggerimento, una suggestione, si può trovare ciò che già si era magari inconsapevolmente trovato. E poiché la traduzione è atto poetico e politico che ha a che fare con sistemi dominanti e paradigmi culturali, importante è continuare ad approfondire i Translation studies così come sono nati ormai negli anni Settanta arricchendoli di un capitolo spesso mancante: quello degli autori italiani. Ecco allora che diventa utile l’antologia pubblicata di recente dall’editore ravennate Longo: L’artefice aggiunto. Riflessioni sulla traduzione in Italia: 1900-1975 a cura di Angela Albanese e Franco Nasi. Infine, come chicca, eccovi qualche perla da un’altra grandissima traduttrice italiana, Ilide Carmignani (la curatrice appunto degli incontri al salone di Torino) che su Facebook elargisce vere e proprie perle di saggezza sotto forma di nuove legge di Murphy come: “Murphy: Nulla è impossibile per colui che non deve tradurlo” o ancora “Non c’è frase tanto semplice da non poter essere tradotta male”. E per chi avesse ancora dubbi sulla questione della traduzione il consiglio magari è di andare a leggersi la nuova traduzione del Giovane Holden a cura di Matteo Colombo. O di far leggere a un bambino di dieci anni la prima traduzione di Harry Potter da un’antologia scolastica e ascoltare i commenti…

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