Un amore di scuola e di giallo Seguici su Telegram e resta aggiornato Dopo lo strepitoso Domani interrogo di due anni fa, Gaja Cenciarelli ci riporta a scuola, in quello stesso liceo di Rebibbia dove avevamo visto la “professoressa” d’inglese alle prese con una quinta di ragazzi con cui aveva costruito un rapporto che andava ben oltre i confini dell’aula. In A scuola non si muore, sempre pubblicato da Marsilio, la ritroviamo ora con tanto di nome e un cognome, Margherita Magnani, e di nuovo con i suoi studenti, tra i quali l’indimenticato e indimenticabile Ferzetti, in quelle stesse aule e negli stessi corridoi. Questa volta però non è un diario di bordo, quello che leggiamo, ma un vero e proprio giallo. Una detective story classica, si potrebbe dire, dove Magnani è peraltro inizialmente annoverata tra i sospettati e deve quindi scagionarsi: la vittima è infatti il vicepreside che, durante un collegio docenti, l’aveva pubblicamente additata come l’esempio da non seguire per qualsiasi insegnante, troppo permissiva, troppo amica degli studenti. Senza preoccuparsi troppo della verosimiglianza dei delitti, Cenciarelli usa quindi il genere per raccontare, in realtà, ancora di scuola. Una scuola dove ci sono le Magnani, ma anche insegnanti capaci di essere crudeli, che sembrano odiare i ragazzi, convinti che per educarli servano le maniere forti. Nelle pieghe della narrazione, c’è un vero e proprio compendio di tanti dibattiti che attraversano l’istruzione. La professoressa che ritroviamo è più comica rispetto a quella di due anni fa, con la sua patologica e insopportabile ipocondria, ma anche più sicura di sé come insegnante, come guida per i suoi studenti, che in cambio la proteggono e la amano. Cenciarelli, traduttrice, intellettuale e insegnante di inglese, ci restituisce un’oasi di amore viscerale ma non cieco per la scuola di cui tutti, anche chi a scuola non va, abbiamo quanto mai bisogno in questo periodo dell’anno e in questo particolare frangente storico. Tanti, troppi, parlano di scuola, pontificano, normano, condannano. Non che per farlo sia necessario stare quotidianamente in classe, e non necessariamente chi sta in classe è in grado di farlo a ragione veduta (altro dibattito vecchio come il mondo), ma quando capita che in classe ci sia una scrittrice con la sensibilità di Cenciarelli, accade quel piccolo miracolo: si apre una porta autentica che ci permette di sbirciare dentro un liceo e cogliere l’essenza più profonda dell’impossibile mestiere dell’insegnante. Il tutto condito con citazioni dai grandi maestri del genere, con il tenente Colombo a fare da nume tutelare e con quell’afflato ironico e autoironico della prof Magnani che non può che conquistare chi legge. Total0 0 0 0 Seguici su Telegram e resta aggiornato leggi gli altri post di: NdL - Nota del Lettore