Addio a Maurizio Pollini, musicista sublime

Se n’è andato Maurizio Pollini. Sublime musicista che ha attraversato il secolo scorso illuminandolo con la sua arte. Non sarà, però, questo un peana in onore di un musicista non al quadrato, bensì cubico. La sua storia, però, è un ottimo spunto per una riflessione. Il pianista milanese studiò con un titano come Benedetti Michelangeli, si confrontò con un colosso come Artur Rubinstein ed ebbe modo di intrecciare rapporti con i grandi musicisti e interpreti del passato, ultimi custodi delle indicazioni dirette dei compositori i cui nomi riempiono ancora le sale da concerto.

Anagraficamente, e questo è fisiologico, è sempre meno il numero di musicisti che hanno avuto la possibilità di conoscere direttamente compositori famosi o di esserne allievi (di prima o seconda generazione), diventando così testimoni diretti di una volontà, di una tradizione che oggi è perpetrata più per emulazione che per comprensione.
Ciò è dovuto, però, non solo all’inesorabile linea del tempo che scorre, ma anche a un mancato ricambio generazionale per quanto riguarda la produzione musicale, perché, se è vero come è vero che fino a circa metà del secolo passato sono state prodotte musiche ancora oggi ben rappresentate nei cartelloni, è vero anche che ciò che oggi è composto non riesce a entrare stabilmente (salvo rari casi) nel repertorio dei musicisti che, inconfutabilmente, prediligono frequentare le musiche degli ultimi tre secoli invece di quelle che ancora hanno fresco l’inchiostro.

Mancano, dunque, i compositori oggi! Questa potrebbe essere la sentenza, tuttavia ciò è assolutamente falso. Si assiste, invece, a un fenomeno totalmente nuovo nella storia. Contemporaneamente alla ultra-intellettualizzazione del prodotto musicale esiste un disinnamoramento della società, soprattutto nelle fasce più giovani, verso la frequentazione dei teatri. Da ciò ne segue che i binari pubblico-compositori rendono impossibile alla locomotiva musicale il percorso.

Non è, però, troppo tardi per recuperare il terreno e questo ce lo insegna proprio il compianto Pollini: promuovere la musica a tutto tondo, sia essa composta da uomini in parrucca e marsina, sia in jeans e felpa. Oggi si tende a dimenticare che la cultura è un retaggio che ha bisogno di essere costantemente veicolato e alla massima potenza, tendendo sempre al massimo grado di conoscenza e non, come accade oggi, cercando di tagliare rami che non producono frutti facilmente spendibili sul mercato.

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