All’Alighieri un eccellente saggio di esecuzione “storicamente informata”

Chamayou Bertrand Pf

Bertrand Chamayou

Esecuzione storicamente informata. Questa terribile locuzione nasconde al suo interno una delle più interessanti declinazioni che la musica colta abbia potuto sviluppare negli ultimi anni. Vi è, infatti, tra coloro che si fanno paladini di questa, che è diventata ormai una fazione nel panorama musicale odierno, una costante ricerca di recupero di una prassi esecutiva storica, aderente al periodo in cui i brani eseguiti furono composti.

Nel concerto andato in scena sul palcoscenico del teatro Alighieri il 6 febbraio scorso ad aprire la stagione Ravenna Musica dell’associazione Angelo Mariani si è potuto assistere a un eccellente saggio di questo modo nuovo, eppur antico, di ascolto musicale. Protagonisti della serata sono stati il pianista francese Bertrand Chamayou e il violinista italiano Alessandro Moccia, a capo dell’Orchestre des Champs Elysées, della quale è primo violino solista da più di 25 anni.

Gli spettatori sono rimasti attoniti nel constatare quale differenza timbrica potesse esserci tra ciò che una normale orchestra sinfonica produce e ciò al quale stavano assistendo. L’apertura della serata, interamente votata al genio mozartiano, è stata data dal Concerto in la maggiore K. 488, eseguito da Chamayou su un fortepiano di inizio ‘800, non indulgendo in isterismi enfatici tipici dell’attuale modus sonandi, figlio più della prassi esecutiva degli ultimo secolo che dell’idea affettiva, anzi, estetica e non estatica, del Classicismo viennese. Grazie a questi strumenti anche l’orchestra ha contribuito a portare il discorso musicale non verso l’interpretazione muscolare, ma in direzione di un’idea più frivola e cicisbea. Bello, inoltre, il modo di diminuire (ossia aggiungere note non previste dal compositore, pratica molto in voga almeno fino a Paganini, morto nel 1840) del pianista francese che, con poche variazioni ha colorato passaggi interi con gusto e maestria.

La seconda parte dello spettacolo è stata, invece, interamente occupata da una delle sinfonie più note del compositore salisburghese, la Sinfonia n. 36 in do maggiore “Sinfonia di Linz” K. 425 nella quale Moccia, abbarbicato su di un predellino, suonava conducendo l’intera orchestra con la sua figura, rinverdendo i fasti dell’idea del violinista-direttore. L’orchestra deliziava il pubblico con un suono delicato, mai sgarbato, morbido ma dall’attacco croccante.

Un’unica pecca: in queste circostanze sarebbe auspicabile che sul palco vi fosse montata la camera acustica, la sonorità ne trarrebbe vantaggio e il pubblico vivrebbe davvero un’esperienza unica.

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