Eccellenti assaggi d’opera lirica nel concerto finale di “Ravenna Musica”

Massimiliano Caldi Direttore Orchestra

Il direttore d’orchestra Massimiliano Caldi

Sì è conclusa “Ravenna Musica 2018”, la rassegna organizzata dall’associazione Angelo Mariani, con l’ultimo concerto in cartellone, andato in scena il 9 maggio al teatro Alighieri. C’è una certa idea di compiutezza che con questo concerto si presenta e che crea, con l’evento inaugurale, una sorta di continuità. Se nel primo concerto è stata la musica sinfonica la padrona del palcoscenico, in quest’ultimo appuntamento è stata l’opera, l’altra grande eredità musicale europea, a essere protagonista. L’opera lirica è l’emblema dell’Italia nel mondo, quindi è stato giusto che, al contrario dell’inaugurazione, si esibissero all’Alighieri interpreti italiani.

Gli artisti hanno deliziato il pubblico con le note degli operisti più famosi del melodramma: Donizetti, Verdi, Bellini e Puccini. Non poteva, invero, mancare un omaggio a Gioacchino Rossini di cui quest’anno ricorre il 150° anniversario della morte. Il basso-baritono Bruno Praticò, in particolare ha esibito il suo incredibile carisma catalizzando su di sé l’attenzione nelle due arie rossiniane (“A un Dottor della mia sorte” dal Barbiere di Siviglia e “Miei rampolli femminili” dalla Cenerentola) ed esibendo una capacità scenica da vero artista e uomo di teatro. Il tenore Riccardo Gatto, nella celebre “Che gelida manina” dalla Bohème e nell’altrettanto famosa “E lucevan le stelle” da Tosca, mette in risalto una voce molto gradevole dal timbro caldo e vellutato, tuttavia, probabilmente a causa della giovanissima età, è ancora inconsapevole del diamante grezzo che si trova in gola, ma continuando a studiare e fidandosi della propria tecnica, che già appare buona, ha ottime possibilità di percorrere un futuro molto radioso nel teatro d’opera. Su tutti, però, svetta lei, Giuliana Gianfaldoni, un giovanissimo soprano dalla voce celestiale: unisce a una pronuncia perfetta una voce morbida, omogenea, capace di dolcezze estreme e virtuosismi senza però sacrificare la tecnica che ha già conquistato in maniera totale. “So anch’io la virtù magica” da Don Pasquale e “Oh quante volte” da Capuleti e Montecchi sono le pagine più belle di questo concerto nel quale è proprio la cantante tarantina a regalare attimi di idillio.

Massimiliano Caldi, sul podio, ha forse il merito maggiore. Il maestro milanese, dal gesto chiaro, essenziale e comunicativo, conduce l’orchestra con grande sapienza, assecondando le giuste licenze interpretative dei cantanti e dando sicurezza a tutti gli esecutori tanto che l’Orchestra Città di Ferrara giganteggia grazie alla sua guida. In particolare vanno applauditi i flauti, in stato di grazia, e il primo corno, artefice massimo di un’atmosfera da sogno nel solo dell’aria belliniana.

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