Esecuzione problematica, il concerto salvato solo dal mezzosoprano

Daniela Pini Cantante

Il mezzosoprano Daniela Pini

Non tutte le ciambelle riescono col buco. Questo detto popolare riassume bene quello che è successo nello spettacolo andato in scena sul palco del teatro Rossini di Lugo sabato 26 gennaio. Cose che succedono, si dirà, eppure questo appuntamento è davvero sintomo della profonda crisi che la cultura sta attraversando attualmente nel nostro paese.
Procediamo però con ordine perché prima dell’esordio sulla scena, c’è stato un campanello che avrebbe dovuto dare un allarme: il cambio di orchestra. Chi avesse consultato a inizio stagione il libretto con tutti gli spettacoli sarebbe rimasto sorpreso di trovare l’Orchestra Città di Ferrara schierata sul palcoscenico. Certo, può succedere di cambiare interpreti tra la stampa del catalogo generale della stagione e la specifica esibizione: accade (molto) meno di frequente che a cambiare siano le orchestre.

Il programma, gradevole nel complesso, mancava di una precipua organicità. Alla meravigliosa Serenata op.22 di Dvořák seguivano Il tramonto di Respighi, le Siete canciones populares españolas di De Falla, I crisantemi di Puccini, Oblivion di Piazzolla e La danza di Rossini: due brani orchestrali, nemmeno tra i più semplici, uniti a una carrellata di canzoni (più il poemetto) che sembrano essere giustapposte solo per mettere alla prova la buona pronuncia in diverse lingue del bravo mezzosoprano Daniela Pini.

L’esecuzione è stata davvero problematica. La stupenda composizione di Dvořák è stata sicuramente il brano più maltrattato della serata. I problemi si sono manifestati fin da subito, con i violini scomposti e con un suono più nebbioso del dovuto, le viole diversamente intonate, i violoncelli non sempre coesi e quel vibrato a tratti più simile al risultato di una scossa elettrica che a un addolcimento del suono. Alla guida di questa barca vi era Nicoletta Conti, direttrice di ascendenza bernsteiniana, i cui gesti, più belli che utili, non erano di alcun aiuto nello svuotare lo scafo dall’acqua.
Per fortuna la serata ha avuto anche un’altra protagonista, come detto, Daniela Pini. Il mezzosoprano romagnolo eccelle in morbidezza, dolcezza e pronuncia, unendo a queste tre caratteristiche anche una rara omogeneità in tutti i registri. Non stupisce che il pubblico abbia apprezzato il concerto, salvato dalla sua ottima interpretazione.
Chi ne esce, e male, è l’Orchestra Città di Ferrara che non è certo un’orchestra stabile, nelle cui fila si sono scorti volti noti che collaborano con molte, troppe e mediocri, realtà e che mai si sarebbe pensato di vedere sul palco nella stagione principale del teatro lughese.

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