Fruizione e formazione: cosa manca davvero alla cultura (anche musicale)

Beatrice Rana Teatro Rossini 2022

La celebre pianista Beatrice Rana in concerto a Lugo per la rassegna “Rossini Open”

E così fu che anche la Sinistra criticò la sinistra su temi cari alla sinistra: ovvero come a Lugo Rifondazione Comunista criticò l’amministrazione a trazione PD sulla cultura. Eppure, sembrava stesse andando bene. Il teatro riaperto e la ripresa della fiera biennale erano stati segnali incoraggianti, tuttavia, non è tutto oro quello che luccica.
Già qualche settimana fa il consigliere Solaroli si era prodigato per portare all’attenzione della giunta e di tutti i lughesi i costi che il “Rossini Open” aveva avuto. Proprio quelle parole, ora, vengono prese come trampolino dalla sezione lughese del partito con falce e martello per estendere il discorso a tutto il comparto culturale che, fatto salvo il Vintage (e si deve aggiunge la Biblioteca), viene indicato come in sofferenza.

Al netto delle critiche sui costi, condivisibili solo in parte proprio perché il comparto culturale vive, ovviamente, in perdita, tutte le opposizioni sembra guardino il dito anziché la luna. Il vero punto non è certo la poca fruizione del pubblico verso il tal spettacolo o il talaltro evento: il punto vero è che a Lugo (e in tutto il Paese) non c’è una vera volontà di diffondere la cultura. Questa non può essere imposta senza un’adeguata propedeutica che, invero, non parte dall’evento in sé perché, in realtà, altro non è che il punto di arrivo, l’approdo di un percorso formativo culturale che oggi semplicemente non esiste.

Ciò che manca già da diverso tempo è il tempo (e la voglia) di spendere risorse per l’istruzione a ciò che è inutile. Comprendere la differenza tra Manzoni e Parini, tra Monet e Raffaello, tra Vivaldi e Rossini è un’esperienza che non aggiunge nulla al quotidiano, non serve per comperare il salame o vendere benzina, aggiustare una caldaia o montare una finestra, tutte attività fondamentali per il funzionamento di una società.
Ma questa non è solo un insieme di ingranaggi in movimento. Le vite delle persone sono fatte non solo da momenti di lavoro, ma anche, e si spera soprattutto, da momenti di pensiero (che ultimamente sono sempre più annegati nei cellulari).

Proporre cultura, quindi, è certamente importante e, oggi, più difficile di anche solo trent’anni fa perché l’utenza è man mano scomparsa.La vera sfida, quindi, per chi oggi propone eventi non è quella di far quadrare i conti (cosa risolvibile con una ricerca di sponsor), ma quella di sensibilizzare alla cultura, processo oggi davvero lasciato al caso e al buon cuore di qualche Don Quijote.

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