La monumentale opera di Domenico Scarlatti e l’ossimoro delle nuove produzioni

Alberto Chines

Alberto Chines

Per ogni amante della musica il 1685 dovrebbe essere un anno decisamente da ricordare. Non solo perché oltre il Meno nascevano due titani come Bach ed Händel, ma perché a Napoli nasceva Domenico Scarlatti. Il compositore napoletano è stato uno dei più illuminati artefici dello sviluppo del virtuosismo tastieristico tanto che è noto l’aneddoto secondo il quale, durante una gara di bravura svoltasi a Roma, sebbene sconfitto di poco all’organo, egli vinse la destrezza händeliana al clavicembalo.
Ai posteri non rimane che il suo impressionante corpus di composizioni che, oltre alle opere, tappa obbligatoria per ogni musicista in Italia, comprende più di 500 sonate per tastiera. Questa monumentale collezione è stata l’argomento principe sul quale si sono sfidati in una sublime e inusuale gara il pianista Alberto Chines e il chitarrista Eugenio Della Chiara domenica 10 febbraio nella templaria Sala Corelli del Teatro Alighieri di Ravenna per il secondo appuntamento della rassegna Mikrokosmi.

I due strumentisti si sono alternati nell’esecuzione di 12 sonate scarlattiane scelte ad hoc per creare un continuo dialogo tanto che la loro bravura ha permesso di superare le incredibili differenze sonore che rendono quasi impossibile unire chitarra e pianoforte nello stesso recital. È certo interessante notare come l’esecuzione di sonate pensate sicuramente per il clavicembalo acquistino una venatura romantica grazie al timbro del pianoforte, mentre sia per le sonorità messe in campo dalla chitarra che si proceda verso la riscoperta di un suono originario. Questa idea di cambiare organico strumentale, poi, si avvicina molto all’uso antico e, probabilmente, più autentico di fare musica. Cercare il diletto era obiettivo dell’uomo e poco si curava se a procurarlo fosse un clavicembalo o un chitarrone: il dilettante era colui che suonava per divertirsi e dovrebbe essere il fine più alto al quale un musicista dovrebbe tendere.

In coda ai tempi nei quali era ripartito il concerto, il duo ha proposto due brani di compositori contemporanei, Domenico Fragments di Carlo Galante e Scarlattiana di Orazio Sciortini. Detto che entrambi i brani erano certamente coerenti con il resto del programma bisogna però fare una riflessione sulla musica attuale. L’arte è l’espressione della realtà nella quale nasce, tuttavia è incredibile vedere come nei tempi più duri e difficili della storia si siano prodotti capolavori di bellezza e in un periodo come quello attuale, edulcorato, la più grande tematica espressa sia il disagio dell’Uomo. Ossimorico.

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