Catenaccio stoner all’italiana

Orange Goblin Science Not Fiction 01Orange Goblin – Science, not Fiction (2024 Peaceville)
Gli Orange Goblin sono un gruppo di serie B della golden age dello stoner rock. Usiamo qui l’espressione “Serie B” con intento tutt’altro che denigratorio, anzi. Per prima cosa la golden age dello stoner rock, per quanto mi riguarda, è la seconda metà degli anni ‘90, e a quei tempi dovete immaginare lo stoner rock come il campionato italiano di un decennio prima. La serie A era composta dai fuoriusciti dei Kyuss (QOTSA, Slo-Burn, Unida), Fu Manchu, Karma To Burn, Sleep e diversi altri nomi di pari valore, quindi squadre piene di fuoriclasse ben pagati o giocatori il cui cartellino era scambiato a più soldi di quanto sembrasse sensato valere. E subito dietro, diciamo dalla zona retrocessione al campionato cadetto, era pieno di squadre che giocavano un catenaccio pauroso con difese rocciose e durissime, un sacco di falli e un tiro in porta a partita quando andava grassa – così come lo stoner, appunto: un giro di chitarra e mezzo dei Black Sabbath, immaginario psichedelico alla meno peggio e manopole girate tutte a destra.

Seconda cosa, l’espressione “serie B” s’intona bene con tutto l’immaginario di film horror a basso costo che in qualche modo gli Orange Goblin hanno sposato come proprio. Passata la golden age dello stoner rock, in ogni caso, le cose sono andate molto peggio. Quasi tutti i gruppi di serie A si sono sciolti, o hanno abbracciato la carriera da rockstar, o sono diventati macchiette. Gli Orange Goblin hanno continuato a fare dischi a ritmo rilassato, credo che a questo punto stiamo verso il decimo disco di studio in trent’anni. Tutti sostanzialmente uguali, e tutti sostanzialmente privi di motivi d’interesse per chiunque non sia infoiato con la meccanica del rock’n’roll brutale, con i pezzi assolutamente indistinguibili uno dall’altro e un cantante incapace di beccare una nota manco per sbaglio. Se invece siete parte di questa categoria, come dire, il presente non è il miglior momento per ascoltare musica nuova. E quindi il momento in cui dalle casse dello stereo parte il nuovo disco degli Orange Goblin assomiglia vagamente a quando dopo quattro ore di code autostradali nel caldo padano di fine luglio arrivate nel paesino di montagna dove avete prenotato la vacanza, aprite la portiera dell’auto e annusate per la prima volta l’aria fresca delle Dolomiti, quell’odore misto di erba e merda di mucca.

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