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Hot

Hot Snakes – Automatic Midnight (Swami, 2000)

Le uscite discografiche seguono un certo ritmo circadiano: si fermano a metà dicembre e fino a metà gennaio stanno più o meno ferme. In questo periodo le principali attrazioni per gli snob musicali sono le liste dei dischi più belli dell’anno appena trascorso e le liste dei most anticipated albums dell’anno prossimo, e c’è tanto spazio per ripescare i classici. A me capita tutti gli anni di fissarmi con un gruppo diverso, che magari avevo apprezzato ma non abbastanza da renderlo parte del mio quotidiano, e nella calma ovattata delle tarde festività inizia a suonare a palla in autoradio e buttare ossigeno nel cervello.

Quest’anno, per tutta una serie di motivi, è toccato ad un gruppo di San Diego che si chiama Hot Snakes. È un gruppo con una storia un po’ particolare. Iniziano a esistere per volontà di Jim Reis, che in quegli anni si fa chiamare ancora Speedo ed è in mezzo al palco con un gruppo che fino a poco tempo prima sembrava destinato a grandissime cose, i Rocket From The Crypt. Poi l’aria è un po’ girata, la band ha perso qualche pezzo e si è presa una piccola pausa. In quel periodo si trova a scrivere e registrare qualche pezzo assieme a un amico, il batterista dei Delta 72; sono tracce carine, un po’ più punk dei RFTC, per certi versi simili alla musica che suonava assieme ai (mai troppo adorati) Drive Like Jehu, il gruppo con cui si era fatto conoscere. Così chiama un vecchio amico di nome Rick Froberg, che nei Drive Like Jehu cantava e suonava la seconda chitarra, e gli chiede di dare un contributo.

I tre musicisti vivono in tre città diverse, ma la musica viene fuori in fretta; prima di pensarci troppo c’è un gruppo nuovo con un disco pronto. Si chiamano Hot Snakes. Il disco sarà pubblicato dallo stesso Reis e farà girare tante teste. Abbastanza da farli diventare un gruppo vero, nei ritagli di tempo consentiti dai Rocket From The Crypt: quel genere di postpunk molto evoluto e molto violento e molto eccitato, che in quegli anni forse si associa agli At The Drive-In e ai Blood Brothers (gruppi che ai Drive Like Jehu devono ben più di una cena). Hanno fatto tre grandi dischi ma il loro picco rimane l’esordio, Automatic Midnight: la forma di rock’n’roll più compiuta della storia. Rick Froberg, tra l’altro un grandissimo illustratore e l’autore di tutte le copertine, se n’è andato lo scorso anno.

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