Cucine da incubo con Mark Lanegan

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Mark Lanegan

Storie di abbinamenti alimentari improbabili e di un concerto al Vidia

Non sono uno di quei foodie scoppiati in fissa con le ricette tradizionali da libro di testo, tipo quelli che vorrebbero punire la pancetta nella carbonara con la sedia elettrica. A me se la piadina è buona non importa se hai messo o meno il latte nell’impasto, diciamo. Un’altra cosa: non ho mai mandato indietro una bottiglia di vino. Presente quando ordinate una bottiglia e il cameriere ve lo fa assaggiare prima di versarlo nei bicchieri al tavolo? Ecco. Mai mandata indietro una bottiglia. Questa filosofia si estende agli abbinamenti alimentari: non mi offendono quasi mai. Se sei davanti a me e stai mangiando un crescione coi wurstel e i crauti non mi scandalizzo. È più probabile che te ne chieda un pezzo. Ma quella che segue è una lista di 5 esperienze personali di abbinamento alimentare di fronte a cui, per un motivo o per l’altro, non sono riuscito ad essere comprensivo. Ordine casuale.

1 – Anni fa uscivo con una ragazza che aveva avuto un disturbo alimentare. Parlammo un po’ di questa cosa e mi disse che aveva capito che era una faccenda seria dopo aver tocciato un intero vaso di cetriolini nella nutella.

2 – Le infinite applicazioni della maionese. La maionese è una specie di sottocultura, uno stato della mente. Di fronte alla maionese ci si può porre in tre modi: i primi due sono tutto sommato innocui – chi non la sopporta per il gusto e la consistenza e chi la usa in modalità umane. Poi ci sono i talebani hardcore della maionese, quelli che trovano una ragion d’essere nell’infilare maionese in ogni possibile pertugio del reale, quelli che con la maionese hanno un rapporto diciamo olistico. La maionese, se ci pensate bene, ha un gusto così particolare che non si abbina a niente, non soccombe a nessun altro sapore. Quindi per sua natura viene utilizzata a scopo distruttivo, cioè per neutralizzare certi sapori considerati opinabili o dannosi, e in certi casi questo atteggiamento sfocia nel fanatismo bellico più ottuso – quelli che usano un tubetto intero per condire un piatto di insalata di riso, non so se avete presente.

3 – Una sera facevo aperitivo a casa di certi amici. A un certo punto qualcuno disse, in modo molto tranquillo, che questa diceria secondo cui vino bianco e vino rosso non stan bene assieme era una leggenda metropolitana. Un silenzio assordante s’impossessò della sala. È come quando i negazionisti ti dicono che l’olocausto non ha mai avuto luogo. Tu dici «beh, no, ti sbagli», e il tizio ti chiede: «ma tu ci sei mai stato in una camera a gas funzionante?». Cazzo, no, non mi sono mai fatto gasare. E peraltro non mi è mai saltato in mente di fare mezzo bicchiere di trebbiano e mezzo di sangiovese così per dare base scientifica a un’intuizione. Il fatto è che sapevamo tutti cosa stava per succedere in quella stanza. Ci sono tante strategie per uscirne indenni: ridere in faccia a chi l’ha detto, ricordare all’improvviso un impegno inesistente, raccontare di aver provato una volta e di essere stati male. Ma sono tutte strategie che funzionano quando non sei già ubriaco fradicio, così ci siamo guardati un altro po’ in viso e abbiamo iniziato a fare degli shottini trebbiano/sangiovese cambiando pure i dosaggi da un bicchiere all’altro («fammi due terzi di rosso e un terzo di bianco, che se no è troppo acido»). Il resto della serata e il giorno successivo non ho voglia di raccontarli.

4 – Sono seduto a mangiare una piadina nel mio posto-per-piadine preferito. Il padrone irrompe nella stanza e dice al tizio seduto nel tavolo accanto al mio: «senti, mi sa che ho sbagliato a segnare la tua ordinazione, perdonami, ho scritto salsiccia e seitan». Il tizio ci pensa un attimo e risponde: «no, no, è giusto». Il gestore è ammutolito. Biascica un «sicuro?» e ottiene una conferma. Da sei anni sto cercando di risolvere questo episodio, di dare una spiegazione qualsiasi al fatto che, a un certo punto dello spazio e del tempo, qualcuno ha ordinato una piadina con salsiccia e seitan. Non riesco ad accettare la base logica del gusto che può portare a ordinare una cosa del genere – e così, naturalmente, mi sono creato possibili scenari alternativi. Il più plausibile è che il tizio non sapesse cos’è il seitan, l’avesse ordinato per fare il cittadino del mondo (che tanto con la salsiccia accanto non sbagli), e messo di fronte al fatto compiuto ha voluto tener duro. Un’altra ipotesi è che il tizio fosse straniero e che le parole «salsiccia» e «seitan» nella sua lingua significassero qualcos’altro. Ma ho anche pensato che il tizio stesse cercando di smetterla con la carne e di andare vegan, e io l’avessi incrociato in un periodo di transizione in cui si stava cercando di acclimatare nell’ecosistema delle proteine alternative. Non so.

5 – Qualche anno fa ho sentito una storia sul primo concerto di Mark Lanegan che ho visto. Non ho assistito, probabilmente è una storia inventata, non lo so, mi piace credere sia vera. Il concerto fu al Vidia, era la fine del 2001 o l’inizio del 2002 (Field Songs era il disco con cui andava in tour, ed era inverno). In pratica Lanegan e la sua crew vanno a cena prima del concerto in un qualche ristorante-pizzeria del cesenate, e quando è il momento di ordinare Lanegan chiede quale sia il piatto tipico del posto dove si trovano. Lodevole, credo: in ogni luogo dove suono prendo una prelibatezza locale, voglio dire, saran bravi a cucinare il loro piatto forte, no? Però il cameriere sul momento non sa bene cosa rispondere. Mica puoi portargli una piadina salsiccia e seitan, a Mark Lanegan, non ti pare? Mi fa un po’ sciatto, diciamo. Così qualcuno suggerisce di fare le tagliatelle al ragù. Oh, perfetto, dice Mark Lanegan, allora io prendo una pizza con le tagliatelle al ragù. Ora. Io non ho mai cenato con Lanegan, l’idea non mi attira – mi dà l’idea di un tizio che fissa il vuoto senza proferir parola e si accende un botto di sigarette a tavola, in barba ai divieti. Ma ha un’aria un po’ minacciosa, Lanegan, giusto? Così credo che semplicemente abbiano deciso di dargli corda. Ringraziano per l’ordinazione, mettono su le tagliatelle, le buttano belle fumanti su una margherita, e gliela portano. Lui mangia la pizza, ringrazia, si fa portare al Vidia e suona uno dei concerti più belli che abbia mai visto in vita mia.

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