Luigi Tozzi – Deep Blue vol. 3 (2021 Hypnus)
Il bar dove la mattina mi fermo a bere il cappuccino passa quasi solo reggaeton. Qualcuno del personale è ossessionato da un certo tipo di ritmo e da un certo tipo di estetica, che passa da un maxischermo su una parete in situazioni video improbabili nelle quali dj di aspetto disdicevole fingono di pigiare tasti e mandare in visibilio una folla che in teoria sarebbe in piedi dove nella pratica sto io con la tazza davanti e la Gazzetta lì di fianco.
Non mi dà nessun fastidio. Ai tempi della mia adolescenza l’avrei trovato intollerabile, fastidioso e assolutamente inadatto all’orario. Ora non me ne frega più niente. È una strana cosa che mi è successa, o che è successa al mondo: una volta la selezione di un bar del genere sarebbe stata deputata a una stazione radio o a una modesta collezione di CD. Oggi attacchi una playlist sul telefonino e puoi suonare letteralmente quel che ti pare, una cosa che ha contribuito a far sì che vi troviate non di rado a fare la spesa al supermercato con in sottofondo il singolino leggendario di qualche gruppo protopunk che non era stato distribuito su suolo italiano prima del 2004.
That’s how we roll.
Pensate, non so, ai grandi del jazz: forse Ornette Coleman non sarebbe stato così entusiasta all’idea di finire in una serie di CD distribuita in edicola o nelle playlist del negozio di parrucchiera dove vostra mamma va a farsi i colpi di sole al sabato mattina. Ci pensavo poco fa, mentre cucinavo lo spezzatino con in cuffia il disco di Luigi Tozzi, clamoroso produttore romano trapiantato a Parigi. Techno di estrazione dub-ambient, oscura ma anche in qualche modo dreamy, pochissimo melodica, profonda nel suono come poca altra roba vi possa capitare di ascoltare oggigiorno.
È ragionevole pensare che ai tempi d’oro della techno questo genere di proposta sarebbe uscito a malapena dal circolo degli appassionati, per motivi assolutamente spiegabili. E non so davvero dire se Tozzi, dj trentenne di successo, possa essere lusingato o schifato all’idea che un 44enne di Ravenna lo usi come sottofondo mentre versa il vino nella pentola per sfumare la carne invece che usarlo per lo scopo per cui immagino sia stato inciso – galleggiare in after alle sei di mattina della domenica.
Non lo so. Quelli della mia generazione stanno addosso alla musica da così tanto tempo che ormai l’unico modo perché abbia effetto è ricontestualizzarla in situazioni improbabili. Sto divagando, scusate. Dicevo che l’ultimo disco di Luigi Tozzi si chiama Deep Blue Vol. 3, è uscito a fine dicembre, è una bomba e va bene anche prima di cena.