Dischi storici e dischi storici Seguici su Telegram e resta aggiornato Fabric presents The Streets (Fabric Records, 2024) La critica classica rifugge la soggettività come una malattia venerea – te la prendi e da allora la tua vita è condizionata per sempre -; un servizio molto più accurato ai lettori si fa ascoltando la musica con orecchie imparziali e valutandone il significato dal punto di vista culturale, altrimenti vale tutto. Sono sciocchezze. I dischi, o quantomeno alcuni dischi, sono la colonna sonora della nostra vita, e il loro significato si inserisce necessariamente nella storia umana come somma delle storie di tutti gli umani. Questa idea abbraccia tante esperienze di ascolto diverse: il disco che ci ricorda una persona che abbiamo baciato nel 2005 o una canzone che risuonava durante le rivolte BLM. La biografia del pianeta si riflette nella sua discografia. Ci stavo pensando venerdì, mentre consultavo i risultati delle ultime elezioni britanniche. In sottofondo suonava, matto e scriteriato, il nuovo disco di The Streets. Per essere corretti, il Fabric Presents compilato da The Streets. Fabric è un leggendario club londinese che per quasi vent’anni ha pubblicato dei mix album (100 in totale) curati da alcuni degli artisti che erano andati a suonarci: in alcuni casi, vedi ad esempio Shackleton o Villalobos, si tratta del miglior disco della loro carriera. Dal 2019 questi dischi sono stati rimpiazzati da una serie chiamata Fabric Presents, sostanzialmente uguale ma formalmente improntata su un lavoro più legato allo studio. Il volume curato da The Streets/Mike Skinner è una celebrazione in pompa magna di quello che chiamiamo comunemente UK garage: volgarmente, beat scarni e aggressivi di lontana derivazione d&b che addobbano storie di degrado urbano contemporaneo declamato in accento strettissimo. Ascoltarlo mentre leggi della disfatta di Rishi Sunak fa uno strano effetto: gli accenti cartooneschi della musica suonano come la colonna sonora definitiva dell’ideale vaffan**lo che il popolo inglese ha voluto regalare ai conservatori in questo strano momento storico. E sto pensando che non riuscirò mai a separare il disco dal momento, né tantomeno il momento da quel disco, e che in qualche modo questo incidentale consumo dell’album l’abbia fatto diventare alle mie orecchie un disco storico, nel senso letterale di disco con un significato all’interno della Storia con la S maiuscola. Per dire a volte, la musica. Total0 0 0 0 Seguici su Telegram e resta aggiornato leggi gli altri post di: Popponi