Dai soliti squali al (doppio) film cult tra zombie e politica

47 metri (di Johannes Roberts, 2017)
47metriDue sorelle accettano la sfida di farsi calare in una gabbia dentro l’oceano infestato dagli squali. La fune si rompe e loro precipitano a 47 metri di profondità, sempre in compagnia di squali e con un’ora in tutto di autonomia. Fin dal 1975 con il capolavoro di Spielberg gli squali rappresentano un simbolo assoluto del terrore al cinema, figure inquietanti e pronte a colpire l’uomo con le loro fauci. Dopo oltre 40 anni il cinema deve aggiungere l’esperienza dei film di sopravvivenza, come Open Water, Frozen, 127 ore (ottimi), Buried e il recente Paradise Beach. Ed è proprio dal primo e dall’ultimo di questa lista che 47 metri attinge a piene mani, senza particolare originalità ma con la bella atmosfera delle riprese subacquee che rendono perfettamente la claustrofobia provata dalle due protagoniste. Regia e cast non fanno gridare al miracolo, anche se rivediamo ancora una volta Matthew Modine dopo essere risorto con Stranger Things. Grazie a un finale a sorpresa, si può tranquillamente consigliare il film, a patto che siate amanti del sottogenere claustrofobico dell’horror e che non abbiate già visto tutti i film a cui 47 metri si ispira, altrimenti troverete il tutto un po’ ripetitivo. E il cerchio si stringe. Al cinema.

Dead Snow 1 e 2 (di Tommy Virkola, 2009 e 2014)
Cambiamo decisamente ambientazione e avvisiamo i lettori che stiamo per parlare di due film norvegesi che parlano di zombie, che spargono sangue, interiora ed esteriora di corpi come se volassero, quindi continui nella lettura solo chi si è esaltato nel leggere queste prime righe. Ok, ora che ci siamo liberati dei tre quarti dei lettori, possiamo aggiungere che la trama dei due film riguarda la lotta tra ragazzi umani e un gruppo di zombie nazisti, e in aggiunta nel secondo addirittura arrivano anche gli zombie dell’Armata Rossa! Nel primo capitolo un gruppo di ragazzi trova in un cottage in montagna un tesoro seppellito da nazisti (rivisitazione politica de La casa), mentre nel secondo gli stessi nazi sono lanciatissimi nel completare la missione di distruzione del villaggio norvegese in cui sono stati fermati e fortunatamente uccisi nel primo episodio. I due film sono, per la precisione, commedie horror (nel secondo si può aggiungere anche un bel “sentimentale”), divertentissime, demenziali, dissacranti, e dannatamente originali. Da una parte si ride in continuazione, mentre dall’altra si fatica un po’ a resistere davanti a cotanto splatter, che il geniale regista norvegese Virkola distribuisce con generosità, tenendo un occhio di riguardo alle interiora. I due film possono considerarsi un’opera unica, con il secondo che inizia esattamente dove finisce il primo, e pur non brillando assolutamente di originalità nel genere riesce a essere una punta di diamante grazie alla trovata storico-politica, e a ritmo, regia e messa in scena d’insieme, attori compresi. Nel secondo episodio emergono un paio di personaggi originali e geniali, che danno un tocco ulteriore in più e fanno sentire il sequel assolutamente all’altezza dell’originale. Il primo è uscito in Dvd e in streaming (Netflix), il secondo è inedito coi sottotitoli in rete. Cult.

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