Tra horror leggerini e revival anni ottanta

Auguri per la tua morte (di Christopher London, 2017)
“L’innesto è una pratica agronomica per la moltiplicazione agamica delle piante realizzata con la fusione anatomo-fisiologica di due individui differenti (…) , di cui il primo costituisce la parte basale della pianta e il secondo la parte aerea” (da Wikipedia). Preso atto che il cinema horror sia in crisi di identità e di idee, la cosa più intelligente e originale che i nuovi autori possano effettuare è proprio un innesto. L’astuto e sconosciuto Christopher London ha preso come modello (parte basale) esplicitamente dichiarato il mitico Ricomincio da capo e lo ha cosparso della parte aerea di Scream, o per lo meno della sua struttura, creando un ibrido interessante. La giovane Tree si sveglia in camera di un ragazzo sconosciuto nel giorno del suo compleanno che si chiuderà con la festa a sorpresa organizzata dagli amici, a cui però pare non potrà mai partecipare perché un misterioso killer con una maschera da bambino la uccide; nel momento della morte però Tree si risveglia all’inizio dello stesso giorno. Il loop sarà utile per indagare sull’identità dell’assassino e del suo movente. Schema quindi volutamente classico, curiosamente seguito da un film molto simile uscito a inizio estate, Prima che sia domani, che utilizzava la stessa tecnica dello stesso giorno ripetuto per fini più sentimentali ed esistenzialisti; questo film ha il pregio di prendersi molto meno sul serio, senza rinunciare all’elemento thriller, strizzando spesso l’occhio più al sorriso che alla paura, in una vicenda che a sua volta contiene come da premesse una sorpresa finale. Un film leggerino, godibile forse più in casa che al cinema, che ha il grande merito di passare molto velocemente e spesso innocuamente ma che lascia allo spettatore un certo desiderio, forse non dichiarato, di rivederlo per capire meglio se il tutto funziona. Contribuisce alla complessiva riuscita del film la simpatica e sconosciuta protagonista Jessica Rothe, che riesce facilmente a passare da giovane vamp a vittima degli eventi con discreta abilità. Contribuisce anche in realtà la colonna sonora che con il suo pop moderno, commerciale che pur non piacendomi neanche un po’, riesce ulteriormente a sdrammatizzare la vicenda. In conclusione Auguri per la tua morte, tra l’altro traduzione al meglio di Happy Death Day, è un film da guardare con abbondante pop-corn.
Questo odore di revival anni ’80 nel cinema di questi ultimi anni è evidente, e tra seguiti (Blade Runner basti per tutti), citazioni e remake, si avverte una forte tendenza in questa direzione, confermata dall’uscita del rifacimento di un piccolo classico per chi in quel periodo era teenager: Linea Mortale. Il film di Joel Schumacher è datato 1990 ma si era ancora nel pieno del decennio precedente, e pur essendo tutto fuorchè un gran film, fece una grande presa tra noi giovanotti, soprattutto per la trama, ben congegnata, che vede un gruppo di universitari sperimentare la morte apparente per capire cosa si possa percepire quando si muore. Il film ebbe un buon successo anche grazie alla coppia Julia Roberts-Kiefer Sutherland, ai tempi legata anche sentimentalmente. Riuscirà questo Flatliners, in uscita, a fare meglio dello zio? Dubito, anche perché nel frattempo noi ragazzini siamo cresciuti e forse per la morte c’è più timore che curiosità.

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