La miniserie è il format del futuro. E “La regina degli scacchi” è imperdibile

 

La regina degli scacchi (Miniserie di 7 episodi, di Scott Frank, 2020)
La Regina Degli ScacchiLa serie racconta la vita di Elisabeth Harmon, orfana, che diventa una bambina prodigio nel gioco degli scacchi, fino a intraprendere una fantastica ma frastagliata carriera, tra vittorie e dipendenze da alcol e farmaci. Il titolo italiano non rende però il gioco di parole dell’originale The Queen’s Gambit, che allude a una nota mossa di apertura del gioco, ma anche all’affermarsi da parte di una donna in una disciplina tradizionalmente maschile.

Diversamente da come si potrebbe immaginare, la storia non è vera, è tratta da un romanzo di Walter Tevis del 1983, trasposto integralmente e fedelmente, anche se contiene alcuni rimandi a situazioni o personaggi reali. Premessa doverosa, perché la serie è bellissima ed è una delle migliori visioni originali di Netflix, che evidentemente dà il meglio su questo format, che piace tantissimo anche a chi vi scrive. Sperando che la miniserie possa diventare il format del futuro in moltissimi ambiti narrativi, come lo è stato celatamente nel passato sotto forma di prodotto cinematografico: cosa sono state le nove ore de Il signore degli anelli, per esempio? Quanto è peccato mortale, quando nel campo delle biografie cinematografiche si debba, per questioni di tempo, focalizzare solo su un periodo o ridursi a narrare una veloce e superficiale cronistoria di eventi? Che peccato sapere che La storia infinita versione cinematografica termini neanche a metà del libro di Ende, e quando si decide di riprendere l’opera originale anni dopo, cambiano sia la mano che gli attori protagonisti? Inoltre, si può resistere tranquillamente alla tentazione di andare avanti con seconde, terze e così via inutili stagioni per spremere ingiustamente un prodotto, a meno che non si cambi totalmente registro e storia nei presunti sequel, vedi l’ottimo Fargo o il perso per strada True Detective.

La regina degli scacchi, dicevamo, è talmente bella da sembrare una storia vera, è talmente una gioia per gli occhi che la ricostruzione degli ambienti e degli esterni, dagli anni cinquanta a fine sessanta, è davvero da brividi; anche l’orecchio vuole la sua parte perché alla colonna sonora originale di Carlos Rafael Rivera sono affiancati brani dell’epoca davvero adatti. E la protagonista, Anya Taylor-Joy è sensazionale, strepitosa e magnetica: solo Oscar per lei, nonostante la giovane età.

Un paio di ultime considerazioni le leghiamo al gioco degli scacchi, ben trattato secondo gli esperti, e perfino divertente agli occhi dei profani, a cui si aggiunge la giusta percezione della guerra fredda, visto che la protagonista, americana, sfida inevitabilmente i russi in questa disciplina: raramente, in una produzione statunitense, i sovietici sono visti con rispetto. E questo fa della serie un altro piccolo motivo da aggiungere agli altri diecimila, per non perderla.

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