L’imperfetto e interessante “Hereditary” e le ultime visioni in arena

Hereditary AsterHereditary – Le radici del male (di Ari Aster, 2018)
Bentrovati. Ad agosto i film horror abbondano, quelli buoni scarseggiano e quando ce n’è uno decisamente sopra la media non solo come film di genere, ma come opera di per sé, va segnalato immediatamente.

Hereditary è l’opera prima che Aster ha modellato sulla storia della sua famiglia, vittima di ripetuti episodi di violenza.
La trama è semplice solo in apparenza (e all’inizio), e parte dalla morte della nonna di famiglia a cui seguiranno strani e tragici eventi che coinvolgeranno tutti, a partire dalla figlia Annie e dalla nipote Charlie, senza risparmiare i maschi di famiglia, il marito di Annie, Steve, e l’altro figlio Peter.
Horror decisamente psicologico e ampiamente sui generis con la prima parte che si configura come un dramma familiare per poi sfociare in un duro e violento scontro di negatività (che detta così fa schifo ma almeno non vi rovina la visione), che si risolverà nell’epilogo finale.
Sorprende che il film sia un’opera prima, perché il regista trentaduenne si destreggia con esperienza e sicurezza nella palude di un tema non solo difficile, ma di cui solo grandissimi registi come Kubrick e Polanski, con Shining e Rosemary’s Baby, sono venuti a capo brillantemente. Hereditary non manca di difetti, soprattutto legati a ritmo e lunghezza (2 ore e 7 sono troppe anche se ben riempite), che per un film di genere sono fondamentali; ma le cose che il regista ci vuole raccontare sono talmente tante che a fine visione gli si perdona volentieri questo suo essere prolisso.
C’è anche tanto L’esorcista, che a detta di chi vi scrive soffre dello stesso problema di lunghezza, ma evidentemente gli esorcismi hanno bisogno di tempo.
Ci troviamo, in definitiva, davanti a un film per niente estivo, per niente da ragazzi, ma a un’opera matura e complessa che abbraccia pienamente il suo genere ma lo fa con una stretta assai lenta e un po’ agonizzante.
Il cast è strepitoso, con l’amata Toni Collette e il mitico Gabriel Byrne nel ruolo dei genitori e le due rivelazioni Milly Shapiro e Alex Wolff nel ruolo dei figli. Un film da vedere al buio in sala (c’è), possibilmente a tarda ora, così da ottenere il simpatico effetto di una notte in bianco. Altrimenti probabilmente non ne vale la pena. Imperfetto, interessante.

Arene, settimana finale dal 30 agosto al 5 settembre
Vince l’Arena Borghesi perché propone quasi ogni giorno film interessanti, a partire dalla doppietta di film di Marco Ferreri, La lucida follia e La grande abbuffata il 31 e l’1, con l’attrice Andrea Ferreol ospite in sala. Ma le chicche non finiscono qui perché il 4 è in programmazione The Disaster Artist di James Franco passato pochissimo nelle arene e osannato in queste pagine. La Rocca di Ravenna risponde col bellissimo Nico, 1988 (il 3) che narra della vita della grande star, e di Nobili Bugie di Antonio Pisu che il 5 chiude la stagione e riporta sullo schermo anche il mitico Raffaele Pisu. Se Bagnacavallo chiude i battenti a fine agosto, è l’Arena del Sole a rivelarsi interessante e duratura (chiude il 9), tra prime visioni e interessanti riproposizioni di film poco visti, come Lazzaro Felice.

Buona fine estate!

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