Non c’è mai stata e mai ci sarà una serie tv come “Twin Peaks 3”

Twin Peaks – Il ritorno (di David Lynch e Mark Frost, 18 episodi, 2017)
Schermata 2017 09 04 Alle 15.01.08Questo articolo a differenza di tutti i precedenti non è una recensione, un parere, un commento o una disincantata chiacchiera su un film o una serie, ma è la descrizione di un’emozione, una dipendenza psicologica e intellettuale, un’inspiegabile attrazione che dura dal 1991. Dopo gli articoli della primavera, quando la serie è iniziata (in cui si parla di Fuoco cammina con me, visione imprescindibile) e ora che si è concluso (l’ultima puntata in italiano va in onda su Sky venerdì 8 settembre), bisogna trasmetterne l’emozione, vista l’incapacità di dare un giudizio personale.

Twin Peaks 3 è un unico film suddiviso successivamente in 18 parti, la maggior parte delle quali si conclude con un’esibizione live nel locale della cittadina di una serie di gruppi tra cui Chromatics, Nine Inch Nails ed Eddie Vedder. I primi minuti vedono il misterioso gigante (vecchia conoscenza) che annuncia a Dale la possibilità di tornare nel mondo terreno dopo 25 anni, di doversi scambiare col suo doppio, e dà una serie di nomi e numeri incomprensibili per completare il ritorno e (si scopre nel secondo episodio) trovare ed evidentemente salvare Laura Palmer (!). Difficile capire qualcosa. Il sottotitolo “ritorno” è adeguato perché solo col passare degli episodi i protagonisti si ritroveranno a Twin Peaks, dove insieme ai suoi nuovi antieroi, ritroviamo l’ufficio dello sceriffo, il bar delle crostate, il già citato Roadhouse, il loro Bronson (che ha realmente ospitato alcuni artisti della serie), il Great Northern, che forse non è più un hotel. Solo nel primo episodio vediamo che a New York c’è un luogo misterioso con una teca custodita per imprigionare terribili forze sovrannaturali, c’è da una parte il casinò di Las Vegas dove presto troveremo un altro Cooper completamente rincoglionito, e dall’altra la cittadina di Buckhorn in South Dakota con un preside forse criminale dell’omicidio di un uomo morto da tanto tempo, ci sono luoghi metafisici, e c’è un misterioso negozio sopra una stazione di benzina e tanto altro.

Lynch usa il mezzo cinematografico senza mezzi termini e abbandona immediatamente le (belle) atmosfere degli anni novanta per trasportarci in un viaggio attraverso la sua poetica e la sua arte (ha sostituito gli attori mancanti con installazioni composte da oggetti): nel corso della serie vedremo l’atomica del ’45, vermi che entrano nei corpi di ragazzine, un agente intrappolato in una teiera, un albero al posto del nano, doppi e tripli di persone, e tante altre assurdità che l’innamorato della serie amerà irrazionalmente, mentre il primo che passa davanti al suo televisore lo prenderà per pazzo. La narrazione, pur lentissima, volge a creare di continuo nuovi misteri, lasciando passare spesso alcune puntate prima che si riprendano situazioni lasciate a metà… nel caso fortunato che vengano riprese.

E cosa ci aspetta a fine corsa, se non l’inizio, se non il rimescolamento delle carte e dei fili che collegano i nostri ragionamenti? «È il futuro o il passato?», si interrogano continuamente i suoi protagonisti, arrivando addirittura a chiedersi «in che anno siamo?».

Twin Peaks 3 è una visione difficilissima che catturerà un ristretto club di “dipendenti” che non usciranno più da questo circolo, perché non c’è mai stato e mai ci sarà più un modo di intendere televisione come questa, che ha creato gente che passa il tempo a sognare, a inventare teorie e scriverle sul web per cercare di capire o anche solo di orientarsi in una ragnatela senza inizio e senza fine. Siamo all’estremo, ne sono conscio, e anche felice.

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