Tra disagio giovanile e citazioni horror in un’altra cittadina del Texas..

PanicPanic (Miniserie di 10 puntate, 2021)
La “cittadina del Texas” sembra essere diventata l’ambientazione simbolo per parlare di disagio giovanile e rito di passaggio di età: come in Cruel Summer, anche in Panic troviamo una location dalla quale i suoi giovani cittadini vogliono emergere, crescere e fuggire. Per una vita fuori dalla loro “prigione” servono soldi, e alcuni misteriosi individui da anni organizzano una sorta di “giochi senza frontiere”, clandestini, pericolosissimi e con un ricchissimo montepremi.

Questa sorta di torneo si chiama Panic e l’anno precedente l’inizio della vicenda ha visto anche la tragica morte di due dei suoi giocatori. Heather vuole una vita fuori dalla cittadina, lontana dalla madre divorata dalle sue dipendenze, e si ritrova quasi suo malgrado a partecipare al gioco. Questa edizione sarà teatro di una vera e propria messa a nudo della comunità, svelandone intrecci e segreti, e soprattutto esorcizzandone le paure.

Tratto dal best-seller di Lauren Oliver, che ha curato anche l’adattamento sullo schermo, Panic mette in campo un numero impressionante di personaggi principali raccontando per bene tutte le dinamiche che intercorrono tra di loro, introduzione necessaria per capire questa sorta di puzzle umano; man mano che passano gli episodi la dinamica si fa più chiara e appassionante, nonostante non tutti i tasselli vengano messi correttamente al loro posto. Serie “young adult”, adolescenziale rivolta principalmente ad adulti, piacevolmente ricca di colpi di scena e di momenti di alta violenza per lo più psicologica che strizza l’occhio a un certo cinema horror (pur non contenendo elementi sovrannaturali), Panic affianca la sua narrazione a schema fisso (intrighi-gioco-segreti) a una convincente atmosfera a cui collaborano l’affascinante fotografia, la colonna sonora con brani adatti a età e gesta dei protagonisti, e una serie di giovani e poco conosciuti attori ben calati nel loro ruolo.

La protagonista si chiama Olivia Welch, e tra una smorfia e un sorriso di troppo, si identifica talmente bene nel suo personaggio, sicuramente dai tratti abbondantemente visti, che il racconto non può che concentrarsi totalmente su di lei rendendola il baricentro di ogni intreccio narrativo e visivo. Ciò che non convince, come accennato, sono le lacune narrative caratterizzate dalle troppe situazioni lasciate a metà o di genesi incomprensibile, tutte secondarie che impediscono a Panic di diventare un fedele specchio giovanilistico americano, in favore di un sano ed evidente divertimento, che di questi tempi non dispiace affatto.

Da quello che si legge, la serie non verrà rinnovata, e tutto ciò non può che giocare a favore di questi dieci episodi che trovano nella puntata finale uno dei momenti più convincenti, una chiusura ben costruita e coerente. Senza pensieri, su Prime.

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