Eleganza e comfort in un appartamento a Ravenna firmato Maria Teresa Rossi

La casa della “seconda età” di un nucleo familiare, tra pezzi storici, design moderno e nuova vita dell’usato

Via di Roma, davanti al Conservatorio “Giuseppe Verdi”. Il fronte strada color tenue pastello della palazzina al civico 94 permette di riconoscere il nuovo complesso residenziale portato a termine nel 2011 su progetto degli architetti Carlo Alberto Farinelli e Daniele Monti. Nel corso dei lavori, sotto quello che ora è un ordinato giardino interno, si rinvennero tre lacerti di pavimento in mosaico di età presumibilmente imperiale, tuttora esposti a parete al centro dell’androne che disimpegna gli ingressi su strada e sul retro, le scale e l’ascensore. Uscendo nel giardino si può percorrere il vialetto bordato di siepi sempreverdi che consente di attraversare il lungo lotto da via di Roma a via Pascoli. Noi invece saliamo fino a questo appartamento, sistemato nel 2012 su progetto dell’architetto Maria Teresa Rossi dello Studio Rossi Zaganelli di Ravenna.

I lavori hanno riguardato la totale ridistribuzione interna degli ambienti insieme al disegno di porte, mobili della sala, armadiature a corridoio, cabine armadio, blocco cucina e arredi bagno.

I committenti sono una famiglia giunta alla sua “seconda età”, vale a dire in quel momento in cui le figlie, pur vivendo autonomamente, mantengono un ultimo presidio in casa dei genitori, mentre il tempo e gli impegni personali e professionali si incaricano di assottigliare progressivamente il cordone ombelicale che ha caratterizzato la “prima età” familiare, trasformando quel presidio in una stanza per gli ospiti. Alle due camere si abbinano altrettanti bagni, con la lavanderia a completare l’assetto funzionale nella zona notte. La zona giorno si struttura invece attorno ad un atrio di ingresso, che disimpegna la cucina tinello e la sala, composta dagli spazi living e pranzo, mentre serve un piccolo e grazioso bagno per gli ospiti, risolto con il dispiego di un’elegante nero maquina spazzolata nera con venature bianche. Ritroveremo ben presto questa pietra nel tavolo da pranzo serie tulipano, un “classico senza fine” per il design dell’intramontabile Eero Saarinen. Tutte le stanze si trovano unificate da un parquet in listoni di rovere massello levigato e trattato ad olio, che arretra solo davanti al bagno dei padroni di casa, in cui lascia il posto alle lastre di un composito marmo morato, qui in versione spazzolata. Un particolare apparentemente secondario, ma che influisce nella percezione dei bordi degli spazi abitativi, è la scelta di uno zoccolino battiscopa di altezza minore di 5 centimetri, verniciato di bianco. Gli fa eco una fascia di circa dieci centimetri, ugualmente bianca, che si distende lungo il perimetro sommitale delle stanze, sotto l’attacco tra soffitto e pareti, che si confronta con i tenui e morbidi colori parietali, al cui tono rilassante contribuisce la scelta di lunghe tende ondulate poste a nobilitare finestre e portefinestre. Nel bagno delle figlie le pareti assumono un elegante tono grigio perla, mentre sono messe in vibrazione dall’inserimento ritmico di alcuni listelli orizzontali in legno, a segnalare l’attenzione per il governo della proporzione dell’ambiente.Lo stacco cromatico si manifesta in maniera ancora più netta del bagno dei genitori, in cui appare il tono testa di moro, un colore assunto ormai a una delle cifre stilistico-cromatiche soprattutto in esterno di Rossi Zaganelli, come già visto in alcuni lavori dello studio ravennate (cfr. «CP», n. 99/2015). Anche la collocazione delle opere a parete segue un criterio non casuale, evidentemente concertato con la committenza. Perciò troviamo opere moderne e qualche pezzo storico, collocate in base ad un progetto “espositivo” che rivela un’attenzione non secondaria per l’illuminazione della singola opera; quindi lontano dalla prassi di prevedere la collocazione di applique alle pareti e successivamente lasciare al committente la scelta della posa dei quadri. Ciò è evidente a partire dall’olio su tela con l’Ultima Cena, opera fiamminga di maniera seicentesca illuminata da un’apposita lampada Oma da quadro e posta a vegliare il coevo pregevole canterano di famiglia guarnito di vasi Venini che presidia l’atrio di ingresso. L’opzione è confermata dall’esposizione della suggestiva Maternità in ceramica, proveniente da uno storico palazzo di Bagnacavallo e di cui dovrebbe esistere – a quanto ci viene detto nel corso della visita – un’opera molto simile nella Pinacoteca di Imola. Laddove non rivesta questa funzione di accento, la luce diviene un arredo elegante, come le applique Foglio di Tobia Scarpa in sala e nella camera da letto dei genitori oppure associa entrambe funzioni, come i corpi sospesi Smithfield in cucina o Tom Dixon nei bagni, accompagnati dai cubi di Viabizzuno.

La mano della progettista emerge nel grande mobile a scaffale per libreria in legno laccato bianco, che giunge ad inglobare centralmente un grande televisore, mentre in cima cela la presenza del climatizzatore con un fitto listellato ad effetto architrave.

A seguire porte e armadi a muro, cabine armadio, tutte risolte con il ricorso ad un legno laccato total white, governato da un disegno essenziale, rigoroso, che ritroviamo nella modellazione di pietre e marmi pregiati in cucina e nei bagni. Il gusto della padrona di casa per spazi abitati da pochi ma significativi oggetti contribuisce, complice la progettista, al gioco di abbinamenti di forme, colori e materiali, su cui emerge la dislocazione di una serie di objects trouvés, come il grande elemento decorativo a lettere in rilievo appeso in cucina e nel bagno delle figlie. La scelta in questi casi è quella di abbinare mobili dal design moderno e ricordi storici di famiglia, come il tavolino rotondo e l’esile statuina ivi posata, illuminati però da una tentacolare lampada da parete a tre bracci design Serge Mouille. A ciò si abbinano incursioni nell’ambito degli arredi un tempo funzionali, sottoposti ad obsolescenza e qui tornati a nuova vita, anche se in qualche modo sempre legati alla storia dei padroni di casa. Questa scelta si rivela nella credenza in legno chiaro con alzata a vetrinetta per la cristalleria della zona pranzo, in origine in forza ad una farmacia, che si incarica di fornire un adeguato fondale opposto alla nuova grande libreria-mobile tv in sala, e che si conferma nel mobile per attrezzi proveniente da una vecchia officina meccanica, qui assurto a credenza al servizio del tavolo della cucina. Sconfina nella magica epifania del tavolino tondo per abat-jour, poggiante su due palchi di corna di cervo, e nel calibrato inserto di grandi conchiglie, che ci racconta dell’inesausta vitalità marinara del provenzale, sebbene in forma minimal.

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