Tra natura, design e qualità del vivere

La villa di Zaganelli coniuga  privacy ed eleganza

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Il fronte su strada
è dominato da
una composizione simmetrica, con l’ingresso assiale in linea con il cubo superiore
in cristallo, in cui scopriremo un sorprendente spazio living, sospeso in altezza tra due lussureggianti terrazzi. La facciata
si completa con le due bucature delle logge
al primo piano, sormontate al piano superiore da una quinta verde, dietro la quale emergono
due bianchi pergolati

Con questa villa, Lorenzo Zaganelli conferma, ove ce ne fosse bisogno, una coerente aderenza ad una cifra linguistica che ormai da tempo caratterizza i lavori di Rossi Zaganelli, architetti in Ravenna. Ad uno sguardo dall’esterno ecco ritornare il tono marrone, oscillante tra il beige e l’ocra scuro, a qualificare gli intonaci dell’attacco a terra, probabilmente in questa sede cromaticamente meno carico del solito. Ecco inoltre gli immancabili cornicioni marcapiano con accenni di piccole mensole in sottogronda. Il fronte su strada è dominato da una composizione simmetrica, con l’ingresso assiale in linea con il cubo superiore in cristallo, in cui scopriremo un sorprendente spazio living, sospeso in altezza tra due lussureggianti terrazzi. La facciata si completa con le due bucature delle logge al primo piano, sormontate al piano superiore da una quinta verde, dietro la quale emergono due bianchi pergolati. L’ingresso è caratterizzato da un passaggio pavimentato in porfido, con andamento parallelo alla strada e bordato da ali di arbusti e ortensie bianche, che gli conferiscono le caratteristiche di una piccola promenade verde. In breve raggiungiamo il portone centrale, da cui ha inizio la scala comune, in quanto questo fabbricato, costruito tra il 2011 e il 2014 al posto di un precedente edificio residenziale, in realtà, rispetto alle apparenti vesti unitarie di villa, risulta costituito da quattro unità abitative.

 

La caratteristiche dei terrazzi,
 anche di quelli al piano inferiore
è una bordatura verde continua,
che di fatto protegge dalla vista dell’intorno urbano e permette
di coniugare la privacy
e la riservatezza con la qualità
del vivere a contatto con la natura, specie se questa si presenta
in veste di alta quinta continua
a gelsomino e fioriere perimetrali.
Il tema della natura emerge infine con l’elemento
che ancora non si era
perfettamente palesato,
vale a dire l’acqua

Ci colpisce per la cura del giardino, non particolarmente profondo davanti e nei fianchi, più generoso nel retro, illuminato a terra e in quota nei giardini pensili con lampade di Viabizzuno, a effetto washwall. All’interno le forme i materiali della natura entrano insieme a noi nel vano scala, illuminato dal globo di luce del grande Taraxacum S1, disegnato nel 1988 da Achille Castiglioni per Flos, omaggio al fiore del tarassaco. Alle pareti i morbidi corpi illuminanti ad applique Foglio, disegnata nel 1966 da Tobia Scarpa, in fase spenta sono la decorazione puntuale della scala in pietra chiara, protetta da parapetti in cristallo. Queste scelte ci parlano di un linguaggio moderno integrato con qualche eccellenza vintage, in cui si rivela anche la personalità della padrona di casa, con predilezione per pezzi di disegn d’autore. Percorriamo la scala fino all’ultimo piano, dove si trova un appartamento a sua volta sviluppato su due livelli, con inversione di funzione: zona notte e salotto al primo livello, mentre lo spazio living e area cucina-pranzo vengono collocati a quello superiore, vero ultimo piano della casa.

Il tono molto british che accompagna gli interni, introdotto dalla scelta per porte bianche con cornici classiche, viene risolto ancora facendo ricorso ad una pratica vintage. Il pavimento deriva infatti dal recupero di un parquet degli anni Settanta, in rovere tinto, montato a spina a 90° e testa avanti. Smontato in Piemonte e qui rimontato, costituisce con le cornici delle porte il fondo continuo degli arredi, in cui emerge una grande attenzione per luci e mobili leggermente agée. Già nell’ingresso si manifesta fin da subito il gusto per corpi illuminanti dalla forte e riconoscibile personalità, come il grande lampadario di Gino Sarfatti prodotto da ArteLuce negli anni Cinquanta, che riempie l’angolo destro dello spazio e su cui si affacciano opere di Fortunato Depero e Mario D’Anna, mentre altrove troveremmo anche dipinti di altri grandi noti, come Gabriele Partisani. Tra gli spazi di questo piano ci sono da segnalare il bagno padronale, in marmo venato colore marrone e il guardaroba, con porta scorrevole a specchio ad isolare la scarpiera. Ma è soprattutto il salotto ad emergere, per dimensioni, funzioni ed arredi; viene definito dal rapporto tra una lunga libreria a scaffali bianchi e una composizione di divani e poltrone, omaggiata a sua volta da una bella credenza art deco, che si trovava collocata nella casa preesitente nel sito a quella in cui ora noi stiamo passeggiando.

 

Il tono molto “british”
che accompagna gli interni, introdotto dalla scelta
per porte bianche con cornici classiche, viene risolto ancora facendo ricorso ad una pratica vintage. Il pavimento deriva infatti
dal recupero di un parquet
degli anni Settanta, in rovere tinto, montato a spina a 90° e testa avanti. Smontato in Piemonte e qui rimontato, costituisce con le cornici delle porte il fondo continuo
degli arredi, in cui emerge
una grande attenzione per luci
e mobili leggermente agée

Ma senz’altro l’ambiente che merita di essere vissuto, visto e descritto risulta lo spazio living all’ultimo piano, cui si perviene direttamente con un’ascensore, oppure, scelta preferibile, per mezzo di una scala inaugurata dalle applique Pistillo – cui seguirà Pistillino – progettata dallo Studio Tetrarch nel 1970. Quindi, con il pensiero agli stami trasparenti dell’androceo del fiore di Tarassaco della scala comune, ora in questa scala d’appartamento ci troviamo nuovamente di fronte a soluzioni illuminotecniche che coniugano classici del design con motivi floreali. La differenza sta nel fatto che, se prima il legame si istituiva con l’elemento maschile del fiore, ora in questa sede avviene con quello femminile. Saliamo in cima al fabbricato. Già a metà della rampa si percepisce dalla notevole intensità luminosa di essere ormai prossimi ad uno spazio speciale. Al centro si trova il combinato-disposto tra tavolo con sedie Tulipano di Eero Saarinen e grande lampadario di Ingo Maurer a vegliarlo con la propria eterogenia dei fini scritta nei foglietti appesi, che stempera la centralità della posizione con una divertita riflessione semiotica in grado di condurre al di là del lampadario come mero oggetto di illuminazioone. Ma, in realtà, il vero centro vitale di questo ambiente elegante e luminoso è l’imponente cucina, con isola centrale in acciaio modello Convivium di ArcLinea, cui si abbina il modello Italia delle basi e della parete attrezzata, la cui presenza viene in qualche modo stemperata e anticipata dall’affettatrice manuale a volano Berkel, il cui rosso fuoco compensa l’algida composizione a campiture bianche e inserti in acciaio inox, con qualche deroga al grigio marezzato nel tavolo in marmo di Saarinen. L’arte del convivium ben si esplica nelle dotazioni funzionali degli spazi di cottura e preparazione delle vivande, che verranno consumate all’interno ma soprattutto all’esterno, in uno dei due terrazzi che fiancheggiano lo spazio centrale destinato a cucina-pranzo.
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La caratteristiche dei terrazzi, anche di quelli al piano inferiore è una bordatura verde continua, che di fatto protegge dalla vista dell’intorno urbano e permette di coniugare la privacy e la riservatezza con la qualità del vivere a contatto con la natura, specie se questa si presenta in veste di alta quinta continua a gelsomino e fioriere perimetrali. Il tema della natura emerge infine con l’elemento che ancora non si era perfettamente palesato, vale a dire l’acqua. E l’apparizione è veramente piacevole, perché si veste della diafana forma di una piccola piscina circolare con idromassaggio, incassata in un piano rialzato rifinito a parquet e coperta da una vaga pergola bianca, quasi ad evocare una loggia neoclassica, così come parimenti avevamo visto nel simmetrico spazio, destinato ad aumentare la zona cottura e pranzo con nuove dotazione per la convivialità all’aria aperta, anche se ancora in piena città. Rientrando nell’ambiente centrale “totemico” della cucina-pranzo, si scopre come in realtà questo spazio prosegua verso la strada e vi si affacci con il bel volume vetrato che si era visto dal basso. E qui si conferma nuovamente l’idea compositiva di Zaganelli, che impernia il disegno dell’intera facciata principale sull’asse definito dalla linea che collega in basso il portone di ingresso, e culmina in alto al centro di una grande lastra trasparente. Ma è solo qui che si scopre di essere all’interno di un cubo di cristallo, da cui lo sguardo spazia su tutto il paesaggio urbano circostante e in cui viene ricavato un ulteriore living, che finisce per trasformarsi in una piacevole area relax in presenza del grande schermo del televisore.

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