Voglia di relax tra natura, pietra e aufguss sulle sponde dell’Acerreta

La nuova vita di un borgo rurale di alta collina fra i territori di Marradi e Tredozio

Con il ritorno della primavera, velata dall’aria umida di un ricordo di un tiepido inverno, saliamo sulle colline del Comune di Marradi, nel lembo più orientale della provincia di Firenze. È probabile che in ciò influisca anche l’imminente anniversario del centenario dell’incontro tra Dino Campana e Sibilla Aleramo; un idillio, breve ma intenso, che si apre con una lettera di Marta Felicina Faccio, detta Rina, del 10 giugno 1916, con la quale ella esprime al poeta di Marradi la sua ammirazione per i suoi Canti Orfici usciti nel 1914. Sarà che il tema dell’opera di Campana è centrato sul viaggio, onirico o reale, sarà che l’alta collina faentina ha sempre qualcosa di magico, ma noi oggi vorremmo evocare il viaggio come pratica di emancipazione dalla prassi del consueto e del quotidiano.
Il nostro racconto ci porta nella valletta del torrente Acerreta, non lontano da Marradi e a due passi da Tredozio. Sulla strada che “mena” alla volta dell’Eremo di Gamogna, fondato da San Pier Damiani nel 1053, oltrepassata da poco Badia della Valle, alla nostra sinistra si intravede, nascosto dal pendio che scende verso il torrente, un piccolo gruppo di case in pietra, incassato tra i due controcrinali che scendono verso Lutirano, nelle foto sotto, imbiancati dalle ultime nevi (figg. 1-2).

Il territorio è carico di elementi suggestivi. Poco lontano, oltre il controcrinale occidentale, si trova la Cascata dell’Acquacheta, celebrata da Dante nell’Inferno (XVI, 94-102); sarà quell’acqua, un po’ più a valle, a formare il Montone, che bagna Forlì e sfocia a Ravenna. Lungo il gorgheggiante mormorio dell’Acerreta (fig. 3), in prossimità dell’affluenza del piccolo ruscello del Rio Corniola sulla riva opposta al borgo, nel XVII secolo si insediava un mulino insieme a qualche fabbricato, funzionale all’attività di controllo di un vasto podere delimitato dalle cime dei due controcrinali, cui in seguito si costituì verosimilmente una stazione di posta.

Foto 3: scorcio dei tetti dei tre fabbricati principali del borgo in inverno, proveniendo dal fondovalle

Oggi, a seguito di un attento lavoro di recupero condotto dal 1996 al 2000 dall’architetto Ennio Nonni di Faenza, il piccolo complesso aziendale è rimasto residenza di pregio, accogliendo ora un B&B con sauna finlandese, incastonato dall’antica rugosa bellezza della pietra dell’alta collina marradese. Il fabbricato principale seicentesco è ornato nel fronte da un grande forno e si apre sulla corte principale, articolata in due livelli dalla linea sinuosa di una scala ad effetto scenografico, quasi teatrale; da qui il nome di “piazza del teatro”, anche per la loggetta che si dispone come una quinta verso il terreno. Ristrutturato parzialmente negli anni Cinquanta a seguito di un terremoto, oggi il fabbricato principale reca memoria di quell’intervento con i cordoli in cemento lasciati a vista, dopo essere stati opportunamente oggetto di una provvidenziale martellinatura che ne ha stemperato l’eccessiva modernità materica, pur senza negarla. Verso valle gli si affianca una casa in cui ora si trovano le camere da letto padronali e quelle degli ospiti, ad eccezione della stalla con fienile, costruiti sul lato a monte a metà dell’Ottocento. Dalla corte centrale si può scendere al greto del torrente percorrendo un passaggio laterale che borda l’ampio parco verso valle e conduce alla piazzola più bassa, omaggiata dalla chioma di un possente albero e denominata “piazzetta del torrione” per la presenza di un cilindrico terrapieno bordato da un vecchio muro che prosegue come bordo del prato del parco e su cui un tempo si trovava addossata la letamaia.

Foto 4: un fabbricato lambito dal torrente Acerreta

Osservando l’alveo dell’Acerreta che si spinge fin quasi a bagnare le mura in pietra dei fabbricati più antichi (fig. 4), scivolando con la sua acqua limpida su grossi lastroni di arenaria e pietra di galestro, viene spontaneo di immaginare ad un effetto dovuto ad un’azione naturale. Quello che sembra tale, in realtà si rileva l’esito di un intervento di rimodellazione dell’alveo stesso, con asportazione di grandi depositi di terra e di vegetazione infestante, al termine del quale le sponde del torrente si sono tramutate in una piscina naturale. Questa predisposizione al restauro ambientale si rivela anche nel parco a valle, ornato da essenze arboree autoctone (carpini, ippocastani) e nel segmentare il dislivello di 11 metri tra la strada di Valle Acerreta e il torrente, al termine del quale il borghetto ha assunto l’aspetto di una struttura “urbana” a gradoni (fig. 5), sfalsata in piazzette, scalinate e nuovi pendii, come quello che omaggia le stanze della vecchia stalla-fienile con un fitto manto sempreverde tappezzante in cotonastro (cotonaster salicifoglie).

Foto 5: planimetria del borgo

Dalla piazzetta centrale si può invece risalire al livello superiore stradale sottopassando l’arco di un corpo di fabbrica che ricorda una porta urbana, ornata da una finestra orbicolare in cui si trova inserita una ruota di un carro, viceversa un grande fiore della collina, simbolo di prosperità, fertilità e lavoro. E qui il restauro conservativo lascia spazio a quello stilistico, come accade nel fabbricato posto accanto in aderenza alla loggetta, che reca un segnacolo simile, e che ritroveremo iscritto sull’architrave del fabbricato principale.
Nell’Antico Borgo di Rio Corniola, questo il nome del B&B, vivono Francesco Muscio e Laura Giacovazzi, che raccontano in questo modo la scoperta che li ha portati a mutare scenari e stili di vita: «stavamo cercando un rustico per allontanarci dalla città. Avevamo già trovato un mulino in Toscana, ma quando da Faenza ci hanno segnalato questo luogo abbiamo capito che qui c’era l’atmosfera psichica positiva».
Al richiamo del paesaggio della natura silvestre, dell’architettura rurale dell’alta collina tra la Toscana e la Romagna faentina, dal contatto rude della pietra e dell’esperienza della solitudine, lontani dai rumori, che evoca un certo senso di medioevo, più magico che reale, palpitante di odori antichi, sono accorsi ospiti da tutte le parti d’Italia e del mondo. Entriamo nell’edificio padronale, posto al centro dei tre che si affacciano sul torrente. Subito una scala si disimpegna nei percorsi, vegliata da Il canto mattutino del galletto, opera di Francesco Galeotti di Marradi dipinta sul sasso locale, autore inoltre di una singolare “Madonna Faraona”. Proseguiamo, passando sotto un architrave con coppia di mensole seicentesche, e raggiungiamo il grande soggiorno padronale, cuore del borgo, utilizzato anche come sala per le colazioni (fig. 7).

Foto 7: il soggiorno del B&B verso il camino

È dominato da un grande camino recante lo stemma di Marradi. Ai suoi fianchi si trova un lungo tavolo fratino, bordato da una credenza a muro ad ante mascherate da sportellini quadrati, illuminate da una singolare applique a “palo di vite”, progettata dallo stesso Nonni e collocata a fianco della finestra. Tra le sedie si scorge la “sedia con orecchie” della “Collezione Rio Corniola” disegnata anch’essa da Nonni (fig. 13). All’altro lato del camino si dispone la zona conversazione, con due comode poltrone imbottite dal gusto rétro (fig. 8), illuminata da una abat jour a terra con struttura in ferro in foggia di serpente, anch’essa uscita dalla mano dell’architetto, autore di quasi tutti gli oggetti che pullulano negli ambienti. Ci giriamo verso una grande porta “armata” con struttura in ferro a vista, che scopriremo essere progettata per difendersi da intrusi non graditi provenienti dal vecchio fienile, cui si perviene per mezzo di un passaggio a ponte sospeso in quota, dal sapore medievale. Accanto alla porta si dispone un tavolino di servizio tratto da un piano da lavoro di un ebanista, vegliato da una serie di oggetti, tra cui un stampa per ostie (fig. 9).

Raggiungiamo il fienile (fig. 10), “Suite sul torrente”, introdotta da una “Pera” su arenaria di Giovanni Pini da Solarolo. Il fienile si incendiò nel 1848, come riporta una targa soprastante la grande finestra con grata dello spazio living, al primo piano. Consiste in un corpo di fabbrica doppio, con camera da letto al piano terra, laddove si trovava la stalla per le pecore, e ambiente living al primo piano nel fienile, collegato al grande soggiorno. Un sofa con stoffa in stile Mackintosh «consente alla persona seduta di stare con lo sguardo alla stessa altezza di un presbitero yemenita posto accanto», spiega Nonni, autore di una singolare chaise longue in legno e ferro e del lampadario/abat jour “a forca” (fig. 11), posto ad illuminare anche la scala che conduce alla zona notte (fig. 12), in cui troveremo un “trono di legno” a vegliare il talamo nuziale e una Madonna con Bambino su fondo oro di Pietro Lenzini.

La visita prosegue nelle altre due camere da letto matrimoniali (fig. 14), una delle quali occupata dai nostri ospiti e dalla “Stanza del viandante”, con coppia di letti a castello (fig. 15). Si può inoltre scendere a piano terra e in questo modo raggiungere una tavernetta, con fratino centrale (fig. 16) e camino «alla Wright» (Nonni), sagomato con camera di riscaldamento. Usciamo per raggiungere l’ultima meraviglia, il regno dell’Aufgussmeister (“maestro di Aufguss”), il rituale con cui Francesco intrattiene i propri ospiti nella sauna finlandese ricavata nel deposito della legna, posta nella corte più alta, in cui si può fermare in relax nella camera con gli sdrai (fig. 18), oppure affrontare la fragrante e spirituale esperienza degli 80°C della sauna, da cui si può uscire per immergersi nella vasca idromassaggio “a tino” con stufa a legna ad immersione (fig. 19). Oggi ci siamo presi una piccola pausa dal “logorio della vita moderna”, come avrebbe detto qualcuno tanti anni fa. Abbiamo descritto un paesaggio sospeso in una condizione senza tempo: il tempo della pietra, delle colline verdi, del silenzio, del medioevo, ma anche del rituale dell’aufguss.

Le foto del servizio sono di Fabio Forapan e Ennio Nonni (2, 16, 17)

 

> Crediti

  • Progetto e DL: architetto Ennio Nonni
  • Opere di falegnameria, arredi, infissi: BM di Franco Maretti (Marradi – FI)
  • Fornitura pavimento in mattoni: Fornace San Lazzaro srl produzione laterizi (Meldola – FC)
  • Fornitura e scolpitura pietra: Cava Piegna di Monducco
  • Allestimenti artistici: Pietro Lenzini

 

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