L’eterno presente di Marina di Ravenna infinito oggetto di desiderio

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Cittadella turistica di Marinara

Nella località  si cerca di trovare il difficile equilibrio fra il porto industriale, le proposte innovative delle imprese balneari e la tutela ambientale

Nonostante sia il lido ravennate più ricco di storia, per raccontare Marina di Ravenna non si può che partire dal presente, sempre in primo piano, vuoi per una polemica, un piano di sviluppo, un progetto, o per una promessa capace di scaldare gli animi, o dividere le tante sensibilità,  oppure mobilitare cittadini e con essi le categorie economiche e la politica. Le foto in bianco e nero che documentano le storie del porto, della pesca e del turismo balneare lasciano sempre il posto nel bene e nel male al dibattito del momento, segno inequivocabile dell’attaccamento profondo dimostrato dai residenti, dagli assidui frequentatori e dagli operatori del turismo. Il percorso quindi non può che essere a ritroso, lasciando sullo sfondo il tempo della fondazione, documentato da una vasta pubblicistica. Poco spazio andrà quindi all’apertura del porto canale Corsini datata 1746, alla nascita della località sviluppata sulle due parti terminali del canale che prenderà il nome di Porto Corsini e alla timida nascita solo alla fine dell’Ottocento dell’attività turistica. La Prima, ma anche la Seconda Guerra mondiale cancelleranno buona parte del lido, che dal 1930 nel solo lato in destra canale aveva preso il nome di Marina di Ravenna.

La mappa “a volo d’uccello” di Porto Corsini(prima che diventasse Marina di Ravenna)disegnata da Gaetano Savini agli inizi del secolo scorso. Il confronto di come erail litorale nei primi decenni del ‘900 e di come si presenta oggi

Un presente, si diceva, che mostra due volti, quello solo qualche anno fa celebre, amatissimo dai ravennati e dal turismo giovanile del weekend, incarnato dalla profonda spiaggia al termine di una fitta pineta e quello dai quieti lineamenti urbani comune a tanti lidi del bel paese. Una rete commerciale esile legata alle attività balneari, allo sport e alla pesca, ristoranti, locali, street bar. Un nucleo storico densamente abitato (3.565 gli abitanti nel 2013, erano 3.634 nel 2012), servizi, un pulviscolo di seconde case, villini a pochi passi dalla lunga fascia di stabilimenti balneari. Viabilità, accessi, tutela della pineta, dell’arenile, sicurezza, ordinanze, turismo giovanile: sono solo alcune dei termini del dibattito degli ultimi anni, imposto dal fenomeno dell’apertura serale delle spiagge e dal mutamento radicale della funzione dello stabilimento balneare. Trasformazioni che riguardano ugualmente la località anche se già dagli anni Novanta era chiaro la presenza di due velocità o di due modi di intendere il turismo. Dopo anni di interventi legati all’ordine pubblico, di dibattiti virtuali dilagati sul web, di prese di posizione dei cosiddetti “portatori di interessi” ovvero categorie economiche, bagnini, albergatori, sindacati, comitati, residenti, commercianti il persistere della crisi economica rende ancora più complicato trovare il profilo adeguato alle aspettative della località che nel giro di 10 anni ha visto sì trasformazioni epocali, senza godere però degli effetti benefici sperati con il ridimensionamento delle presenze in spiaggia.

Il porto dei pescherecci e il mercato del pesce a Marina in una veduta degli anni ‘60.  Icapanni da pesca nella diga foranea sud. Piazza Dora Markus, con la fontana e la prospettiva a mare non ancora occlusa dalle edificazioni della cittadella turistica di Marinara

Nuove lottizzazioni, demolizioni, riqualificazioni urbane, lasciano a Marina centro, il porto turistico di Marinara proteso da piazza Dora Markus verso il mare, anche se dell’elemento marino non c’è quasi più traccia oltre l’alta cancellata; la rigenerazione di viale delle Nazioni (2006), di piazzale Marinai d’Italia, la sede dei servizi decentrati del Comune e del consiglio territoriale, la parziale sistemazione del molo raggiungibile da piazzale Adriatico e lo spostamento de Il Baretto, locale di culto per nativi e amanti del mare. Mentre indagini giudiziarie segnavano la vita di Marinara, alcuni locali di tradizione hanno lasciato il posto a nuove edificazioni e ora nel sito della discoteca Xenos, su viale delle Nazioni riappare la previsione urbanistica che vuole nell’area che ospitava il locale cult degli anni Ottanta la costruzione di una struttura ricettiva. L’iter autorizzativo, durato 7 anni si è appena concluso trasformando l’albergo in una residenza turistica alberghiera, alta 54 metri con 44 suite, un bar panoramico, servizi commerciali e un ufficio turistico, progettati dall’architetto Carlo Maria Sadich. Una vicenda che sconta anche la difficile applicazione degli standard per i posti auto, proporzionati, nel caso del ricettivo, al numero delle stanze, e tutti da reperire in un raggio strettissimo. Standard che grazie alla revisione del Rue, in corso in questi mesi, verranno cambiati e avvicinati alle consuetudini metropolitane e internazionali. L’idea dello sviluppo verticale però ha sollevato le critiche dei residenti, con il comitato cittadino fortemente contrario alla soluzione della torre e impegnato nel lancio di una petizione anche per scongiurare l’ipotesi di un cambio di destinazione d’uso e la successiva vendita di appartamenti.

Due rendering del complesso alberghiero Xenos, progettato dall’architetto  Carlo Maria Sadich, che ha ricevuto le autorizzazione del Comune per essere edificato su viale delle Nazioni..Iniziativa di edilizia turistica che ha suscitato diverse polemiche

La triste vicenda dell’ex Colonia rimane un monito e nella delibera relativa al progetto ex Xenos, votata dal consiglio comunale, viene impedito il cambio di destinazione delle’dificio. La proprietà ( la società Comway), rappresentata da Beppe Rossi, nonostante il via libera, medita il da farsi, e rilancia chiedendo di poter tornare al primo progetto, quello dell’albergo. Una questione intricata non vicina alla soluzione definitiva. Un’altra zona della località che aspetta nuovi interventi è quella del canale, tra l’attracco del traghetto e il vecchio mercato del pesce, edificio costruito negli anni Trenta del Novecento. E su questa è allo studio un progetto per attingere, tramite un bando, a finanziamenti europei per 2 milioni di euro, destinati alla promozione della pesca, alla riqualificazione degli ambienti naturali e alla promozione turistica. Un’operazione che vede impegnati gli assessorati al turismo, all’urbanistica e all’ambiente nella redazione di un piano per la pialassa Baiona e per il recupero dell’edificio del mercato del pesce da destinare allo stoccaggio del pescato, in particolar modo della cozza di Marina, raccolta nelle piattaforme e ad attività didattiche. Rimangono fuori e in attesa di interventi la parte terminale della banchina e il complesso settecentesco della Fabbrica Vecchia e Marchesato, di proprietà dell’Autorità portuale.

Due manifesti vintage che promuovono la località balneare

Per quest’ultimo il piano di recupero si allontana, le vicissitudini legate alle sorti del Progettone per l’approfondimento dei fondali del Candiano tengono costantemente l’Autorità portuale impegnata altrove, tanto da decidere di non effettuare il recupero con soldi propri ma chiedendo specifici finanziamenti allo Stato. Completano il profilo di Marina di Ravenna la presenza di un istituto comprensivo che raccoglie gli studenti anche di altri lidi, una rassegna di pittura, un premio, e un museo dedicato alle attività subacquee. Infine ciò che ha reso la località effervescente a volte fino alla turbolenza: gli stabilimenti balneari con le aperture serali fino a mezzanotte e le proposte per vivere la spiaggia appieno fra sport, musica e divertimento. Evaporato il modello della movida rimangono i divieti, le ordinanze e i problemi di ordine pubblico mentre gli operatori si confrontano con l’incertezza sulla durata dei canoni demaniali, con gli esiti della crisi economica, e con le nuove regole del piano dell’arenile.
La penuria di risorse pubbliche ha di fatto allontanato il progetto di riqualificazione degli stradelli retrodunali, mentre un accordo con Eni garantisce la realizzazione di un progetto sperimentale da 500mila euro che si propone il ripristino della porzione di duna costiera tra Punta Marina e Marina di Ravenna (di fronte all’ex colonia, tra gli stabilimenti balneari Ai Tamerici e Ruvido) promosso con Regione, Provincia e Comune. Progetto contestato dai gruppi di opposizione, Lista per Ravenna e Lega Nord. I lavori avviati all’inizio del 2015 subiranno un’interruzione durante la stagione balneare per poi riprendere in autunno. Il progetto prevede di controllare gli attraversamenti del corpo dunoso con percorsi obbligati, in legno, sospesi, che consentano l’accesso alla spiaggia senza che il corpo dunoso venga calpestato. I principali interventi previsti sono quindi appunto la realizzazione di percorsi strutturati, con tredici passerelle pedonali in larice protette da parapetti, longitudinali (a ridosso della pineta) e ortogonali (per l’accesso alla spiaggia) rispetto alla linea di riva, sopraelevati. L’intervento verrà completato con la piantumazione di essenze erbacee e arbustive. Infine sul fronte mare e lateralmente l’area verrà cinta da una delimitazione costituita da pali e corda. È prevista inoltre l’installazione di cartelli di divieto di accesso unitamente all’apposizione di pannelli illustrativi dello scopo del progetto sperimentale.

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